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SCIROCCO

 

SCIROCCO

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Un gran vento di scirocco, da giorni, ci porta acqua ed umidità, le olive sono sbattute per terra e anneriscono le piazzole (l’ere), la terra è molle e resta appiccicata ai piedi ed alle ruote degli attrezzi. Allora non conviene andare in campagna e vedo tanti contadini oziare(alla pantagna) appoggiati ai muri delle case a sud di Piazza Marconi per proteggersi dalle folate di vento. Io, per fortuna, posso perdere tempo con un computer e l’occasione è ghiotta per rileggermi (su Midiesis) i vari interventi sulla crisi dell’agricoltura oggi. Leggo con piacere Romanelli, Lenico, Rocco D’Urso e Giacomo e concordo con tante loro osservazioni, ma noto che la discussione si svolge su campi e tempi diversi!
Nicola Romanelli e Giacomo hanno nel cuore e, forse nei ricordi, una campagna romantica ancora popolata da gente onesta, modesta ed dignitosamente orgogliosa del proprio lavoro; uomini mossi da spirito di sacrificio e consapevoli del loro destino indiscutibilmente legato alla terra. Lenico, invece, vive più realisticamente i problemi dell’agricoltura e di quanti con essa vorrebbero vivere e dare un futuro alle loro famiglie e ,quindi, riflette sulle condizioni di mercato, sulla legislazione e sul reddito.
Come il solito credo che la ragione stia nel mezzo delle nostre opinioni . Se è vero che il nostro paese, il territorio, non può sopravvivere senza un’agricoltura attiva, se la nostra economia non può fare a meno del reddito proveniente da questo settore, se la via dell’agriturismo non è percorribile senza una valorizzazione delle radici storiche del mondo contadino è pur vero che oggi ci sono delle condizioni contingenti che ostacolano questo progetto.
Qui non si tratta del solito popolo del sud che non fa che lamentarsi e addossare ai politici proprie responsabilità; non è un problema d’organizzazione e ristrutturazioni aziendali.
Qui c’è un mondo vittima di speculazioni commerciali e di una globalizzazione scorretta, illegale, un mercato drogato da sofisticatori protetti dallo Stato, il tutto sopportato dall’inerzia e dalla colpevole assenza di una classe politica che da anni sembra aver deciso la morte dell’agricoltura. Gli agricoltori si sono già arrotolate le maniche della camicia e hanno investito per meccanizzare la coltivazione, migliorare la qualità della produzione ( da tempo non si raccolgono più le olive con le mani e non si usano più sacchi di iuta, per ottenere qualità ora si usano vibro-scuotitori ed i nostri frantoi sono… dei salotti), ma nulla possono verso i grandi monopolizzatori del mercato mondiale dell’olio.
Ho già scritto e più volte ripetuto che gli olivicoltori non chiedono aiuti, sovvenzioni ma RISPETTO e riconoscimento della DIGNITA’ del loro lavoro! Si chiede la tutela del nostro olio d’oliva che non può reggere il confronto con oli sofisticati e chimicamente aggiustati, scaricati nei porti di Molfetta e Bari a 100 euro il quintale. Oli protetti da assurde disposizioni di Leggi comunitarie e statali che consentono a questi speculatori di invadere il mercato con bottiglie d’olio extravergine d’oliva al prezzo di 2,90 euro in barba ad ogni controllo igienico e sanitario.
Ho letto i tanti documenti ed ordini del giorno deliberati dalle varie Giunte e Consigli Comunali e non condivido l’analisi che identifica l’origine della crisi dell’olivicoltura nella difficoltà d’accesso al credito bancario, fondi speciali per calamità e nell’alto costo della contribuzione previdenziale. Certo tanti sono gli interventi che potrebbero essere utili per superare questa crisi ma io continuo a segnalare l’importanza dei controlli a tutela dei produttori onesti e degli ignari consumatori.
A noi resta il compito di trovare nuove strategie di vendita, nuovi mercati e migliorare ancora la qualità del nostro “oro giallo”. Questo è possibile solo con la partecipazione dello Stato e con la volontà politica di tutelare questo territorio e la vita di chi su di esso lavora; ma forse è proprio questo “un miracolo”.
A chi ha conosciuto e ricorda la “campagna” dei nostri avi resta l’obbligo di raccontare ai giovani quel mondo per conservarne il ricordo prima che la sperata tramontana spazzi via tutto!

Sanmichelesalentinosabato09012010 edmondobellan

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