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Abbracciante Vincenzo

Il primo della famiglia Abbracciante a suonare la fisarmonica fu Vincenzo, carovignere di nascita, sammichelano d’adozione. Era un cordiale simpatico commerciante di elettrodomestici e fisarmoniche che insegnò a suonare a intere generazioni di giovani aspiranti fisarmonicisti.

Io non sono mai stato alla sua scuola né a quella di nessun altro maestro di musica, ma al suono della sua fisarmonica ho ballato d’estate davanti ai trulli: e d’inverno nelle feste familiari che in paese si organizzavano ovunque.

Era allora il ballo, insieme con il cinema, il divertimento preferito dai giovani.

Mi piace qui ricordarlo perché 'Zinudd (come tutti lo chiamavano) è stato uno dei personaggio più popolari della mia adolescenza a San Michele.

Il secondo Abbracciante a suonare la fisarmonica è stato ed è Francesco, ostunese di adozione, figlio di Vincenzo.

E’ un Maresciallo di Marina che, nel tempo libero, dà lezioni private di fisarmonica e trasmette agli allievi la passione per la musica inculcatagli dal padre.

Il terzo Abbracciante fisarmonicista è Vincenzo, figlio ventenne di Francesco.

Una vera dinastia, quindi, con una caratteristica inconfondibile: la musica nel DNA e nel cuore la fisarmonica. Ed è proprio il caso di dire che alla terza generazione è spuntato un fiore. Capirete fra poco perché dico: fiore.

Vincenzo ha appreso i primi rudimenti dal padre, dal quale è stato istradato e “allenato” con lungimirante rigore. Poi è passato alla scuola di prestigiosi maestri, italiani e stranieri. E oggi le sue doti naturali da “enfant prodige” e il suo virtuosismo esecutivo sono apprezzati ed esaltati dal pubblico e dagli addetti ai lavori.

“Più che talentuoso solista di fisarmonica”, lo ha definito Ugo Sbisà, un critico jazz di non facile contentatura, che conosce a fondo la musica leggera e ne segue gli sviluppi in tutto il mondo.

Da due anni, il ventenne fisarmonicista ostunese Vincenzo, in arte Vince Abbracciante, insieme con il batterista Antonio Di Lorenzo e il contrabbassista Davide Penta, forma il Trio “I Tangheri”, il cui esordio è coinciso con l’uscita di un CD dal titolo sudamericano Historias del sur.

Si tratta di un disco (prodotto dalla editrice siciliana Panastudio) nel quale la musica eseguita dai tre strumentisti è accompagnata dal noto attore Rocco Capri Chiumarulo, che nella lingua di Buenos Aires e di Parigi canta e declama le liriche dei brani prescelti, creando una amalgama di suoni e parole che incanta e fa sognare.

Oltre ai brani originali “T Rex”, “Todo tiene un final”, e “Rouge” l’album mette insieme la tradizione (“Caminito”, “La Cumparsita”, ecc.) e il Tango Nuevo di Piazzola, con un arrangiamento ancora più nuovo e intrigante.

Se è vero che “il tango è un romanzo in tre minuti”, ascoltare questo CD è come leggere un romanzo in 60 minuti sull’”universo affabulatorio del tango”e sulla nostalgia.

Per quanto riguarda la Puglia, il Trio si è esibito con successo al Festival internazionale barese “Notti di stelle”, ai Giardini di Rosa Marina, al Saint Patrick Jazz Club di Barletta, al ristorante d’arte Kaleido di Mola di Bari e, ultimamente, nella serata organizzata dal “Presidio del Libro” a Cellamare (BA).

Non ad Ostini. Nemo profeta in patria?

P.S.: Vincenzo ha già suonato come solista nel Chiostro San Francesco. Ma è cosa del tutto diversa ascoltarlo in formazione. Soltanto il Trio può farvi gustare la bellezza intimistica della sua raffinatissima esecuzione. Ricordo, per concludere, che Vince Abbracciante ha vinto numerosi premi, tra cui quello di Campione Mondiale di Fisarmonica, in Austria.

(articolo pubblicato su "Lo Scudo" di Ostuni del 7 luglio 2005, inserito su questo sito per gentile concessione dello stesso autore)

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Abbracciante Vincenzo (‘Nzinudd lu carivignul)

Il 7 luglio 1914, probabilmente in un casale di campagna (casil) tra Carovigno e Ostuni, nasce Abbracciante Vincenzo, figura significativa della musica popolare sammichelana nonché personaggio estroverso che ha divertito ed animato feste ed incontri conviviali dal dopo guerra sino alla fine degli anni ’90.

Carovigno, pertanto, risulta essere il paese natale e luogo di residenza della sua giovinezza vissuta insieme ai sui fratelli (2 maschi e 1 femmina) ed ai suoi genitori. Famiglia di umili origini che veniva identificata con il soprannome di “li musut”, probabilmente per un atteggiamento imbronciato di uno dei genitori. Quindi ‘Nzinudd lu musut, Vinenzo Abbracciante, quando giunse a San Michele Salentino nel 1947, sarà per i nuovi compaesani ‘Nzinudd lu carivignul, soprannome con cui lo identificheranno per le sue origini.

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Altavilla Rosario

Nato a Brindisi il 28/08/1981.
Inizia la sua "relazione" con la musica all'età di otto anni studiando pianoforte con la prof.ssa Margherita Apruzzi che lo ha seguito fino all'età di quattordici anni, età in cui ha iniziato a studiare Organo e Composizione Organistica al Conservatorio.

Pur studiando su base classica segue la musica leggera che lo affascina al punto da spingerlo a provare a scrivere delle canzoncine, insieme al fratello Vito.

Col passare degli anni, acquisita più tecnica e capacità, prova a confrontarsi con gli altri partecipando ad alcuni festival locali, tra cui "Voglia di Cantare" tenutosi a San Michele Salentino. Partecipa successivamente ad altri festival fino ad arrivare nel 1999 a cantare sul palcoscenico del Teatro Ariston di Mesagne (BR) in qualità di cantautore.

Nelle prime manifestazioni si esibisce con il fratello Vito, coautore di musica e testi; in quest'ultima si avvale della collaborazione canora di Romina Cassano, pur lavorando nella composizione dei pezzi sempre con il fratello.

"Festivale '99" vantava a capo della giuria il maestro Mogol che avrebbe decretato il vincitore a cui assegnare una borsa di studio per frequentare la sua scuola. In questa manifestazione Rosario vince il primo premio come cantautore e frequenta la suddetta scuola considerata la migliore in Europa.
Qui Rosario ha la possibilità di studiare con grandi maestri tra cui Giuseppe Barbera, Gianni Bella, Mario Lavezzi, Sergio Menegale e Mogol; inoltre in qualità di allievo del C.E.T. periodicamente sottopone i suoi lavori all'attenzione dei docenti che lo aiutano, così, a crescere professionalmente.

Nel '99 viene incaricato dal Comune di San Michele Salentino di organizzare le tre serate di spettacoli in piazza tenutesi in contemporanea con la Fiera dell'Artigianato locale. Rosario si occupa di preparare i ragazzi che si sarebbero esibiti, e presenta l'intera manifestazione esibendosi lui stesso cantando e facendo cabaret. Le serate riscuotono successo e nei due anni successivi l'incarico gli viene ancora assegnato.

Nel Duemila si iscrive al Corso di Laurea in DAMS a Roma per continuare ad approfondire le sue passioni scegliendo l'indirizzo "spettacolo". Durante il corso di laurea scopre tanti altri aspetti dello spettacolo che non aveva mai approfondito e prova a lavorare nella pubblicità realizzando alcuni spot pubblicitari radiofonici e cartacei. A Roma sfida il suo sistema nervoso a reggere il più difficile dei pubblici: i bambini. lavora, infatti, come animatore in feste per bambini oltre alle serate di pianobar nei vari locali.

Vivendo a Roma approfitta per muoversi tra gli studi di Cinecittà lavorando con un'agenzia di servizi per lo spettacolo, grazie alla quale è riuscito a conoscere Pino e Claudio Insegno che lo hanno invitato a frequentare la scuola di Recitazione e Doppiaggio che dirigono.

Attualmente studia con maestri tra cui Tosca, i fratelli Insegno, Adalberto Maria Merli, Massimo Giuliani e altri stagisti.

La sua aspirazione è: fare un lavoro che ama.

I suoi obbiettivi: STUDIARE E IMPARARE il più possibile, perché il mondo.oggi. ha bisogno di SPECIALISTI.

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Argentieri Antonio

Sorriso sempre acceso da ragazzo che non vuole "crescere", con un cuore che ancora sente forte l'amore per la musica ed il canto, Antonio, per gli amici Tonino, scopre di possedere il dono del canto in occasione della I edizione del festival "Voglia di Cantare". Gli apprezzamenti da parte del pubblico presente alla manifestazione per la sua performance lo stimolano ad approfondire questa "nuova scoperta" che lo porterà successivamente ad intraprendere nuove ed interessanti iniziative musicali.

Tonino, avvezzo già da piccolo al canto e alla musica, nel 1970, all'età di sei anni, ritorna a San Michele dalla Svizzera (Biel Bienne) dove la sua famiglia si era trasferita per lavoro. Frequenta subito l'Istituto "San Gioacchino" di San Vito dei Normanni dove fa le prime esperienze "canore". Sono le suore che gestiscono l'istituto ad organizzare recital e piccole gare in cui i bambini si esibiscono. In queste occasioni comincia ad evidenziarsi il talento del nostro protagonista.

E' il 1976 quando, in occasione di una festa privata, conobbe Angela Gatti (cantante sammichelana in voga in quegli anni).
La Gatti fu colpita nel sentire questo ragazzo di 12 anni che cantava e suonava la fisarmonica in modo particolare, tanto è vero che lo invitò ad esibirsi con lei negli spettacoli che normalmente faceva in quegli anni in provincia di Taranto. Ricorda che la canzone con cui si esibiva accompagnato dalla sua fisarmonica era "Angelo negro".

L'anno successivo la Prof.ssa Martino, avendo notato il giovane talento suonare e cantare con Angela Gatti, lo invita ad esibirsi alla festa annuale dalla Scuola Media del nostro paese. Anche in questa occasione fu apprezzata molto l'esecuzione e l'interpretazione di "Angelo negro" ormai diventato il cavallo di battaglia di Tonino.

In questi anni, la passione per la musica, in particolare per la fisarmonica che impara a suonare in pochi mesi sotto la guida del maestro Abbracciante Giuseppe (Pippinudd lu carivignul), impegna il nostro Tonino. Lo si vede in giro per il paese a "fare le serenate". Ogni occasione di incontro, sia in famiglia che con gli amici, diventava il pretesto per "imbracare" la sua fisarmonica e lasciarsi andare con gli stornelli, i canti popolari, le mazurche, i valzer. Con alcuni amici, poi, forma un gruppo musicale di "Liscio" con il quale si esibisce in piccole feste danzanti (1981).

Impara a suonare anche la tastiera in quanto si "avvicina" di più, come strumento musicale, alla vera passione che è il canto.

Vince il primo premio partecipando nel 1994 al "Disco Messapica" di Ceglie M.ca, con la canzone "E tu" di Baglioni.

Partecipa a tutte le edizione di "Voglia di Cantare" e "L'altro Festival" (1993-2002) nonché alla manifestazione canora organizzata da Lillo Zaccaria "Festival di Ostuni" che lo vede presente anche allo stage di canto condotto da Elizabeth Sabine (1996).

Negli anni successivi, e precisamente dal 1998 al 2000, Tonino intraprende la strada che lo porta nei vari locali della provincia ad esibirsi in serate di piano bar ed in occasione di matrimoni e feste danzanti. Canta con Pino Ferruccio, Rocco Ligorio e Giuseppe Allegrini.

L'esperienza di Antonio Argentieri non si può collocare in un arco di tempo ristretto come in questa sezione: "anni '80-'90". Tuttavia la sua lunga e ricca attività amatoriale che inizia negli anni '70, ci è da stimolo in quanto ancora oggi Tonino è sempre presente e pronto ad esprimere, attraverso il canto, tutti i suoi sentimenti, con il sorriso sempre acceso sul suo volto di ragazzo che non vuole crescere mai.

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Argentiero Alessandro

Nato a Mesagne il 18/06/77, ho conseguito la maturità presso il Liceo Artistico "E. Simone" di Brindisi nel 1996 che mi ha
dato la giusta preparazione per il conseguimento della laurea in Discipline dell'Arte, della Musica e dello Spettacolo
all'Università di Bologna nel 2002 in qualità di storico dell'arte moderna e contemporanea.
Dinamico, irrascibile, modesto, intraprendente, estroverso e ambizioso, con attitudini peculiari rivolte alla recitazione e al capovolgimento di ogni dogma o dottrina imposta, a diciannove anni lascio San Michele per motivi di studio e per intraprendere strade più consone alla mia volontà!! La prima formazione teatrale avviene nel perimetro dell'entroterra salentino grazie alla maestria e alla tenacia di Rosaria Gasparro che ringrazierò sempre.
Un consolidamento recitativo l'ho appreso durante vari "stages" effettuati tra S. Michele e Bologna, con il sostentamento anche dell'Università. Nel 1994 la creazione della compagnia teatrale "A SUD DEL TEMPO", diretta da Rosaria Gasparro, tutt'oggi all'attivo e attenta alle nuove avanguardie artistiche teatrali, prefige in me un impulso creativo più evidente e un mettermi in gioco davanti ad un pubblico fatto anche di critici. Il messaggio delle nostre "performance" sarà chiaro e diretto con elementi di acrobatica, danza e testi scritti dalla stessa regista o di autori contemporanei rivisitati. Sorprendente sarà l'immediato successo e una sicurezza personale di ogni singolo componente. Questa compagnia lancia la mia personalità più spigliata verso nuovi orizzonti lavorativi.
Attualmente l'interesse per l'arte figurativa è sempre vigente con lo studio preliminare e osservativo di varie mostre d'arte sparse sul territorio nazionale.
Lasciata Bologna, oggi vivo e lavoro a Roma per inseguire obiettivi concernenti lo spettacolo. Dopo la mia prima esperienza come "mimo" al Teatro Comunale di Bologna, il mio arrivo nella Capitale è stato accolto in maniera positiva al Teatro dell'Opera, dove una selezione mi ha permesso di entrare all'interno di un circuito fatto di danzatori e cultori della musica classica. Tra note di Beethoven, Puccini, Mozart e Verdi il mio contributo da "mimo" rende più esilarante la mia carriera.
Pier Paolo Pasolini diceva: "Noi non abbiamo un corpo, siamo un corpo". Dopo le esperienze recitative con spettacoli incentrati sulla sperimentazione del testo, della voce e della mimica facciale, il mio corpo ha voluto "essere". Un gran cambiamento per me che sono sempre stato votato al "fare" e al "dire". Ora sono anche il mio corpo, i miei movimenti, le mie danze che "parlano" senza l'uso della voce.
Tra le Opere a cui ho preso parte posso vantare la "MADAMA BUTTERFLY" e "TURANDOT" di G. Puccini, "CAVALLERIA RUSTICANA", per ben due volte, di P. Mascagni, il "DON CARLO" di G. Verdi, "I CAPULETI E I MONTECCHI" di V. Bellini, "ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE" e spero in quant'altre. La mia immagine è affidata ad un agente teatrale e cinematografico la cui presenza mi ha orientato verso produzioni televisive e cinematografiche non svolte; sappiate bene che non è facile farsi notare in questo settore. Ce la sto mettendo tutta, affrontare i vari provini è una lotta continua anche con se stessi e a volte una perdita di tempo irrecuperabile. Ho imparato a non aspettarmi nulla da nessuno e da nessuna situazione. Vivo giorno per giorno la mia vita costruendo quella professionalità adeguata alle mie esigenze. Chi è proiettato a fare questo lavoro cerca sempre il "successo", il crearsi un nome; ma il successo è l'acquisizione di un certo status.
Nel mio piccolo credo di aver raggiunto un successo professionale, una realtà che mi permette di fare quello che voglio davvero fare. Seguire la formula: studiare molto, lavorare sodo, incontrare la gente giusta e fare le cose giuste, è una condizione necessaria per chiunque e in questo ringrazio infinitamente mia madre e mio padre che mi hanno dato la possibilità di evadere da una realtà bigotta e chiusa facente parte di ogni piccolo paese di provincia.
Tornare a San Michele per me oramai non è routine, appena posso, vacanze di natale e pasqua incluse, scendo per stare coi miei cari e assaporare gli odori, i colori e le trasparenze di un posto caldo e terroso come la Puglia. Non nego che scendo anche per le orecchiette della nonna e lo straordinario mare. E' nel piccolo anfiteatro della villa comunale e nel vecchio frantoio adiacente il Comune che è iniziato il mio "iter" artistico mettendomi in discussione anche con i miei compaesani.

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Arpino Sante

A nove anni ho cominciato a lavorare trasportando l’acqua alla pompa.

L’anno dopo oltre a trasportare l’acqua agli operai che “pompavano” le vigne ho cominciato anche a zappare, perché prima le vigne si coltivavano solo con la zappa. Allora non ricordo quanto guadagnavo. Mi ricordo però che a nove dieci anni, una conoscente di famiglia convinse mio padre a mandarmi a lavorare alla masseria del “BARCO” a fare i lavori delle donne. Dopo pochi giorni io ero in grado di fare il lavoro senza essere aiutato dalle altre donne. Raccoglievo le fave ed ero in grado di raccogliere la stessa quantità delle donne esperte “portavo due filari di fave come le donne”. Dopo una settimana di lavoro presi 12 lire per sei giorni di lavoro, due lire al giorno. Allora i soldi andavano alla famiglia perché io mangiavo e papà doveva comprare il cibo. Tutti collaboravamo alla famiglia.

A scuola andai tre anni frequentando sempre la prima, al “quarto anno passai all’asilo”.

Andai per due tre anni alla scuola serale e poi scontavo a zappare. Andavo a scuola privata presso la Signorina Epifani che era insegnante di scuola elementare. Poiché non pagavamo ogni mese di scuola mi costava due o tre giorni di lavoro in campagna presso le proprietà della famiglia della maestra, a zappare o ad altro. Altri due anni sono andato dal padre di Nuccio Basile e anche lì era lo stesso chi poteva pagare pagava, chi non pagava scontava con lavori in campagna.

…Ma la licenza elementare non l’ho mai avuta.

Sono nato nel 1927.

Le strade allora erano tutte di brecciolino e c’erano i segni delle ruote dei traini. Il paese finiva dove adesso c’è la prima benzina di Galetta. Dopo iniziava la campagna.

Mi ricordo che il 1935 fu un annata “triste” perchè di quello che si seminò non si raccolse niente.

Allora mio padre con altri partirono col treno per andare verso il Gargano per procurarsi almeno un po’ di fave. Per non pagare il treno alcuni si nascondevano nei bagni dei treni. Tornò con circa 20 Kg di fave che erano piccole e verdi e di scarsa qualità che forse erano destinate agli animali. Ma per quegli anni di scarso raccolto erano buone. Mi ricordo che furono tre anni duri, il ’34 il ’35 ed il ’36.

Poi diventato più grande ho lavorato alla carovana che era una specie di cooperativa alla quale venivano affidati lavori di scarico e carico di tutti i prodotti, tufi, cemento olive fiche ecc. Ogni volta che bisognava scaricare a caricare dei camion ci chiamavano e venivamo pagati in base ai quintali scaricati o caricati. Ho lavorato venti anni a questa attività. Era un lavoro duro ma redditizio. Allora eravamo nove persone e siamo arrivati a dividerci fino a settantacinque mila lire a testa alla settimana. Che equivalevano a circa 5 - 600 mila lire.

La società fu riconosciuta nel 1955 ed è stata attiva fino al 1974 circa. Io ero il più piccolo di età e di statura ma lavoravo più di tutti. Poi qualcuno è morto, qualcun altro a cambiato lavoro e la carovana si è sciolta anche per l’avvento di mezzi moderni di carico e scarico.

D. Da quando hai iniziato a suonare?

Mio fratello stava in guerra (1939), prendo l'organetto di mio fratello. A quei tempi stavamo 7\8 mesi in campagna e 3\4 mesi, d'inverno, in paese. Mio padre mi mandava a casa per fare la guardia, ero piccolo, avevo 7\8 anni.

Come dovevo trascorrere il tempo?

Arrivavo, mi chiudevo in casa e prendevo l'organetto, che era conservato nell'armadio, e ho cominciato a suonare premendo i tasti così per provare. Altre volte, quando restavo in campagna che si usava riunirsi attorno ad un organetto o una fisarmonica, osservavo come i musicisti toccavano i tasti ed i bassi memorizzando le arie. Poi quando stavo da solo in casa ripetevo quello che avevo visto e ascoltato: questa nota no, quest'altra, poi il basso fino a trovare la nota giusta sia del basso che della tastiera.

D .Ma l'organetto è diverso dalla fisarmonica?

E' una cosa straordinaria, mille volte più difficile perché la fisarmonica chiudendo e aprendo il mantice la nota non cambia, invece l'organetto è diverso: chiudendo il mantice hai una nota, aprendolo ottieni un'altra nota. Bisogna trovare la nota adatta per l'entrata e per l'uscita (apertura e chiusura del mantice). Non so come ho fatto ad imparare. Mi ero fatto un nome perché riuscivo a suonare ad orecchio. Mi chiamavano “orecchiabile” (proprio “ricchione”).

Insomma con il passare del tempo ho affinato l'orecchio, imparavo subito.

In sei mesi, ascoltando un po' quello, un po' quell'altro, un po' ricavavo io le note, mettendo tutto assieme (impastando) venivano fuori i pezzi, venivano bene. Non è che avevo un maestro... anzi, io ho imparato gli altri a suonare. La sera mi ritiravo a casa da solo, e poi subito a dormire perché la mattina presto dovevo ritornare in campagna a lavorare.

Quando lavoravo con la “carovana” (la cooperativa di operai trasportatori) gli amici mi dicevano: “be Santù, staser ma sci a do Michel, li ma purteije la sirinet”. Li seguivo (mi mettevano in croce), mi divertivo e mi diverto tutt'ora a suonare, anche se stanco, ero contento. Ritornavo dalle feste alle due – le tre, come mi coricavo i compagni di lavoro bussavano alla porta... “Santù, lu camije ijè rrivet”. “Porco Ddije, mu ma gghi curchet!”. Mi rivestivo e andavo a lavorare. Ho avuto sempre questo “presendiment” (forza di volontà): quando non avevo bevuto o ero sereno “ci sceva scev a fatiè” (potevo anche non andare a lavoro); ma se avevo bevuto e mi ero divertito, non sono mai restato a casa, dicevo a me stesso: “cussì t'imber! Vè fatije”. Non volevo che i famigliari e le persone dicessero: “sé ‘mbriachet e no ssi ijas da lu liett”. Non è successo mai. Altre volte non ci volevo andare a lavoro e non ci sono andato. Ho avuto sempre questo “presendiment”. E se dovevo fare un'ora di lavoro, ne facevo due, proprio per non “dare all'occhio” che ero stanco o avevo bevuto. Tant'è vero che mi chiamavano “lu šcavariedd” (piccolo cavallo) perchè ero il più piccolo di età e di statura. I compagni di lavoro mi dicevano: “Santù, tu a pigghijè cu du sacche a ddè?”. Ho portato sulle spalle sacchi che pesavano un quintale e 60 Kg., li prendevo e li caricavo sul camion salendo la scaletta.

Questi sono fatti veri. La salute mi ha accompagnato sempre, insieme alla volontà.

D. Quando hai comprato il primo organetto?

Era tempo di guerra. Mio fratello ritornò e si riprese il suo organetto. Avevo 20 anni circa... comunque ne ho avuti 7 o 8. Quest'ultimo ce l'ho da 29 anni. Era già usato ma riparato e sistemato. Una sera stavamo in campagna “a lli Patalin”, avevo bevuto un po'... e per la gioia, l'allegria con tutti gli amici “maschel e ffemmen” si ballava fuori, il piazzale era di cemento, presi l'organetto e lo lanciai facendolo scivolare per terra. Non si fece niente, niente... Lo ripresi tra le mani e suonava bene: “...e sciamen...”. Mi piaceva molto la compagnia.

D. A quando risale questa fotografia?

La fotografia è di 25 anni fa.

Era una festa in piazza a San Michele. Doveva essere la festa de “L'Unità” o della Democrazia Cristiana, non ricordo.

Ho suonato a Villa Castelli, alla Selva di Fasano. Tenevamo proprio l'orchestra (il gruppo) e si suonava in giro. Pino Ferruccio, Stefano Bellanova, chitarra, basso, mandolino, Ciccio Mazza di Ceglie, Lino Laveneziana di Ceglie (suonava chitarra e mandolino), Ciccio Petrachi con la moglie che suonava la chitarra. Una volta la moglie di Petrachi mi disse: “Sante, dammi un DO”. Risposi: “ma ce ste discie”; non conosco le note ne la musica. Disse di nuovo lei: “Ma come fai a suonare?”; risposi io: “cu lli tescit!”.

D. Tuo fratello sapeva suonare l'organetto?

Come suonava all'inizio suona adesso. Ancora vive.

Quando è ritornato dalla guerra si è ripreso il suo organetto ed io ne ho comprato un'altro. Non ricordo quanto l'ho pagato...

Poi mi sono fermato un po' di anni quando morì mia figlia di 14 anni. Decisi di non prendere più l'organetto, ma gli amici mi invogliarono “devi suonare”. Si divertivano anche loro.

La passione è stata sempre forte. Anche oggi. Ogni tanto lo suono e le persone mi invitano sempre a suonare.

Abbiamo rivissuto insieme la storia di “Santudd” dagli anni venti ad oggi !

Abbiamo bevuto un po’ di genuinità con Sante e con il suo organetto.

Felici di essere stati testimoni del suo estro e del suo genio Lo salutiamo augurandogli ancora tanti anni di Musica.

Grazie Sante.

A cura dell’Associazione “Movimento Circolare – io ti racconto

con la gentile collaborazione di Valentina Salonna

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Balestra Lillino

Lillino Balestra nato ormai nel lontano 1952 e con tanta passione per la chitarra. Non mi considero un musicista ma uno strimbellatore, infatti già da bambino io e l’amico Leo Franco (attualmente in attività musicale in Svizzera) ci costruimmo la prima chitarra con un traforo e un po’ di colla chiaramente con risultati pessimi.

Il primo gruppo musicale con Fausto Turrisi, Michele Guglielmo detto MIKE, e naturalmente io lo formammo avendo a disposizione una sola chitarra spenta, un tamburello bucato, una clavietta e con molto coraggio debuttammo nella sacrestia della chiesa di San Michele durante uno spettacolo per ragazzi presentando una canzone con una sola nota musicale “Mondo in Mi7^” e con quella, sostenemmo tutta la serata.

Pian piano la passione aumentava e con essa la preparazione così, mentre io suonavo la chitarra, Fausto decise di imparare il basso elettrico, Mike la pianola (dico bene PIANOLA, perché dire Tastiere è troppo, non sapendo nemmeno cosa fossero le Tastiere). Il batterista venne da un paese vicino: Latiano e siccome era minorenne tutte le sere lo accompagnavano alcuni amici con la loro auto, molti di loro grazie a questo trovarono moglie e lavoro proprio San Michele.

Le esigenze, però, con il tempo aumentavano e si ebbe bisogno di una amplificazione vocale e strumentale, di strumenti nuovi ed affidabili, ma soldi non c’è n’erano. I nostri genitori non ci aiutavano in questa grande passione, anzi attribuivano ad essa i nostri poco buoni risultati scolastici. L’unico modo per acquistare il tutto erano le cambiali, ma non potevamo firmarle perché nulla tenenti. Così un amico ci aiutò in questo. L’amico che non finirò mai di ringraziare era ed è Cassano Leonardo, l’unico di noi in quel periodo a lavorare e ad essere in possesso di busta paga, il quale firmò le cambiali per noi, grosso rischio, ma la fortuna volle che quel periodo fu uno dei migliori. Infatti ci chiamavano a suonare ai matrimoni, feste di piazza, locali vari e in breve tempo riuscimmo a pagare tutti i nostri debiti. Nessuno di noi aveva una bella voce così chiamammo a cantare Pietro Miccoli che avevamo sentito esibirsi come solista durante una festa.

Assieme passammo momenti bellissimi e ci prendemmo delle belle soddisfazioni, ma Pietro dovette lasciarci e avendo noi un impegno da rispettare non potevamo lasciare proprio sul più bello. Allora mi ricordai di un nostro coetaneo che avevo sentito suonare e cantare in casa, Enzo Venerito, il quale con timore ma tanto entusiasmo si unì a noi.

Più passava il tempo più ci specializzavamo, più miglioravamo, ma come tutte le cose belle arrivò la fine anche per noi. Il primo a lasciare il gruppo fui io, poi Mike. Fummo sostituiti da due ottimi musicisti Lino, un chitarrista eccezionale e Fernando Festante tastierista di cui quasi tutti conoscete la bravura e con questi innesti il livello tecnico-musicale del gruppo salì di molto.

Dopo un periodo stupendo il gruppo si sciolse nuovamente e sempre per motivi di lavoro.

Noi ci siamo ricostituiti per una serata speciale e con me c’erano Pino Caliandro (pelè), Enzo Venerito e altri. Fu solo per una serata in occasione del Carnevale del 1988. Fu, scusate la modestia, un grande evento, e una stupenda serata. Avrei tanta voglia di ricominciare ma l’età…
Comunque la chitarra mi commuove ancora.
Lillino Balestra

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Barletta Angela

Gli anni ’60-’70, per la musica in generale, sono stati ricchissimi di protagonisti e di eventi. Le pagine dedicate a quegli anni, in questo sito, continuano a proporci testimonianze di ciò che è stato a San Michele Salentino e si arricchiscono di nuovi contributi: la storia di Angela Barletta.

Nata nel ’58 quando la televisione ancora non troneggiava nell’ambiente domestico della maggior parte dei sammichelani, si appassiona alla musica leggera ascoltando la radio e seguendo il “mito” (perché era un mito) della sua omonima Angela Gatti, che, in quegli anni, già si destreggiava nelle manifestazioni canore della zona.
Fu spinta ad iscriversi al suo primo concorso canoro, tenutosi sotto la tenda del Circo il 01/07/1967, dalla sorella e dalla cugina Anna Barletta, quest’ultima una delle tante sarte del paese. Angela andava alla “mestr” (la sarta) per imparare a cucire ed era forse uno dei pochi luoghi dove le ragazzine si incontravano e socializzavano: in questo ambiente, quindi, matura l'idea di concretizzare la sua passione per la canzone. Ogni “mestr” aveva “in organico” una diecina di ragazzine dai 7 ai 14 anni circa e si lavorava quasi esclusivamente per confezionare vestiti da indossare in occasione delle feste compresa quella del Santo Patrono. La mamma dell’altra Angela (Gatti), invece, aveva un negozio di tessuti e quando si andava a trovare la figlia (amica della nostra protagonista) mostrava con piacere i vestiti che avrebbe indossato nelle varie manifestazioni che si organizzavano.

In occasione del suo primo debutto, Angela Barletta imparò molte canzoni che si ascoltavano alla radio in quell’anno. Partecipò con “BISOGNA SAPER PERDERE”.

Ricorda la radio “Geloso”, regalo dei suoi fratelli, di cui era molto “gelosa”, tanto che ci dormiva tenendola accesa sotto il cuscino. La radio era, allora, l'unico strumento per essere "connessi" con tutto il resto, forse, del mondo e non solo dell'Italia. Le mitiche trasmissioni "HIT-PARADE" di Lelio Lutttazzi e "BANDIERA GIALLA" di Arbore e Boncompagni erano appuntamenti irrinunciabili, momenti di piacere e di "informazione musicale", settimanali distribuiti gratuitamente via etere. Si usciva, quindi, per strada con la radio a tutto volume per ascoltarle insieme alle altre amiche quasi fosse un "rito comunitario adolescenziale".

Al pari della radio, poi, c'era il "gruppo di Fausto" che in un frangente temporale provava in via Parrocchia, nelle vicinanze dell'abitazione di Angela. Si andava ad ascoltarli con l'emozione ancora più forte che può dare la musica dal vivo e forse ignari che di li a poco avrebbero supportato musicalmente la nostra protagonista, come avvenne successivamente in occasione delle tante altre manifestazioni. In quegli anni non esistevano basi musicali e tutto era eseguito rigorosamente dal vivo. Oltre ai I TOTEM con Fausto Turriti, Michele Guglielmo, Lino Domenico ed Enzo Venerito, hanno supportato Angela Barletta anche l’orchestra dei maestri Ciraci e Ferdinando Augurio.

Ha partecipato, negli anni successivi, alle manifestazioni che si svolgevano quasi sempre in occasione della festa Patronale in piazza Marconi, nel cinema (PALLONCINO D’ORO 1969 con la canzone “SONO BUGIARDA” classificata al 3° posto), in parrocchia, in occasione di matrimoni (che si tenevano in quegli anni al cinema), in alcuni paesi limitrofi e sempre in compagnia dei mitici Angela Gatti e Eutimio Donativo, diretti in alcune occasioni dal maestro Vito Bernardino Ciraci di Villa Castelli.

Arrivano Baglioni e Battisti, arrivano gli anni ’70. Inizia la scuola media. Angela non ama mettersi in “mostra” e nonostante la sua passione sia forte, decide di fermarsi.

Questa estate abbiamo conosciuto suo figlio, Pietro Cassano, in una manifestazione tenutasi in piazza. Per me è stata una rivelazione la sua voce. Anche il suo “compagno di viaggio”, il mitico Leonardo Cassano”, non scherza e si cimenta vocalmente nel coro “Michael” della Parrocchia di San Michele Salentino. Insomma, una famiglia di cantanti, che certamente fa da stimolo alle passioni “assopite”. Restiamo ansiosi di vedere cosa accadrà prossimamente.

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Bellucci Francesca

Nasce l'11/11/1979 sotto il segno dello scorpione. Si dedica allo studio del pianoforte fin dall'età di 6 anni. Possedendo inclinazioni per la musica, ben presto si dedica al "bel canto".

Nel 1993, in occasione della 1^ edizione del festival "Voglia di cantare", si esibisce con la canzone "La solitudine" di Laura Pausini, scelta non appropriata per la sua indole. La manifestazione continua imperterrita per i due anni seguenti e la nostra Francesca, imperterrita, vi partecipa.

Presentata da Benedetto Ladisa, come l'anno precedente, l'edizione del '94 è l'exploit di Francesca. Sceglie la non facile canzone "Caruso" di Lucio Dalla, a cui dà una particolarissima interpretazione. "Rivoglio la mia vita" di Lighea è la canzone che Francesca interpreta per l'anno '95, conclusivo per la kermesse sammichelana. Sempre nell'anno '95 collabora con Rosalba Nigro alla presentazione del saggio di fine anno del "Centro Danza Silfide".

Dopo la calma piena del '96, nel settembre del '97, quando Francesca Bellucci frequenta il 4° anno del Liceo Classico, viene istituito un festival alternativo, chiamato appunto "L'altro Festival", al quale partecipa con due canzoni: "Non voglio mica la luna" di Fiordaliso e "Fuori" di Irene Grandi.

L'anno successivo si esibisce con "Amor mio", che considera la canzone più importante da lei interpretata.
La sua passione per la cantante Mina è ormai palese.
Conseguita la maturità classica, si iscrive all'università scegliendo come indirizzo "Arte e scienze dello spettacolo" alla Sapienza di Roma. Qui frequenta un laboratorio teatrale del Living Theatre diretto da Cathy Marchand con rappresentazione dell'"Antigone" di Sofocle.

Rappresenta l'università al "Far East Film" di Udine nel 2000 e alla "Biennale del Cinema" di Venezia nel 2001/2002.

Sempre nel 2001 gira il suo primo cortometraggio col titolo "La vasca" che passa la 1^ selezione alla "Scuola Nazionale del Cinema" di Roma.

Nel 2002 "L'altro Festival" riprende con la collaborazione di Rosalba Nigro. Francesca canta un'inedita versione pop de "La voce del silenzio" di Mina e partecipa con allegria al coro di "Senza pietà" cantata dall'amica Antonella Miccoli.

Passione per il Salento e voglia di emergere la spingono a girare, nell'estate del 2002, il suo secondo cortometraggio col titolo "Rimorso" che presenterà nella sede romana della "Scuola Nazionale del Cinema".

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Caliandro Giuseppe (Pino Pelè)

Classe 1948, capostipite dei chitarristi sammichelani, il primo in assoluto ad usare una chitarra elettrica. Ha 12 anni quando decide di imparare a suonare, anche lui, spinto dall'onda musicale rivoluzionaria e travolgente dei Beatles e Rolling Stones.

Gli studi di chitarra, effettuati dal M° De Cesaria di San Vito dei Normanni, durano due anni e a differenza di un'altro nostro amico ospite in queste pagine (Galetta Cosimo) il quale utilizzava negli anni '30 la bicicletta per recarsi a S. Vito, Pino Pelè, al passo coi suoi tempi, utilizzava i mezzi di trasporto pubblico e qualche volta l'autostop.

Nel 1963 forma il primo gruppo "I COYOTE", i cui componenti, però, sono tutti di San Vito, tranne Pino, naturalmente.

Suoneranno nel periodo invernale, per 4 anni consecutivi, nella base NATO di San Vito (il nome assegnato al gruppo è legato a questa esperienza: I coyote - lupi della prateria americana) e nel periodo estivo nelle varie località balneari della zona, in particolare per due anni alla "Caravella" ed un anno alla "Pagoda".

"Stranger in the night", "Hey Jude", ed altri brani del repertorio rock melodico accompagnavano i sogni leggeri di una gioventù, ormai evanescente, nelle serate di ballo. Chi più della musica riesce a far sognare? I musicisti? I produttori dei sogni!
Si creano le atmosfere giuste per stare insieme, ballare, sognare... Nasce, così, nel 1965, a S. Vito un Club gestito dai nostri protagonisti.

Nello stesso anno il bassista esce dal gruppo. La formazione, però, si arricchisce di due nuovi elementi: un bassista francese, a sostituzione del titolare, ed un tastierista romano. Cambia anche il nome: "THE STRANGERS" (gli stranieri). Anche stavolta il riferimento non è casuale. Il nostro Pino Pelè, 18 anni, e gli "STRANGERS" partono per una tournèe estiva, per due anni consecutivi, per suonare in Francia e Germania in locali che normalmente sono frequentati da italiani.

Anno 1970. Si conclude l'esperienza musicale di Caliandro Giuseppe per la partenza in leva militare, ma a livello amatoriale continuerà a suonare a San Michele con i vari musicisti e gruppi già citati in queste pagine: Fausto Turrisi, Lino Balestra, Felice Antelmi, ecc.

La voglia di suonare e cantare, anche per lui, ancora oggi è forte. La sua chitarra, di certo, non riposa indisturbata nell'astuccio dei suoi ricordi.

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La purgission

Quann è tiemp di gires, d’int’a ches ti ni wuè ijess
E a lla chiazz mi ni voche, nu picche cchiù spiss
Mi ssett sobb nu scalon e mi mett a ragiuneije
O sbaglie lu tiemp cu ci veche passeije.

Quann è tiemp di gires, ijeschene pur li purgission
La Matonn, Sammichel cu llu Sineche e Dondon
Ogni ser ni ste ijun ca spacche tutt lu pais
Cu lli cristien alliniet e cu lli “chep” tis tis.

A ci vè a lla purgission su tutt buen cristien
Senza picchet, ca si cunfessen e cu lu cor ijnt’a lli men
Ijatiche a quid com a mmeije, ‘mbriacun e vastes
Ca no’nci creden a tanta chiacchier e cu lla puzz sott’a llu nes.

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06/01/2007 - Presepe vivente

Edizione 2007 del Presepe Vicente sammichelano nel Borgo Ajeni - Partenza da Largo Pisacane alle ore 16:00.

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Eventi 2007

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Bacheca virtuale dove pubblicare e pubblicizzare le varie iniziative che si tengono a San Michele Salentino e non solo. Si invita quanti fossero interessati a voler segnalare eventi interessanti, anche di carattere "extra-locale".

 

07/01/2007 - San Michele in scena

Debutta la neo compagnia teatrale sammichelana "SAN MICHELE IN SCENA" sorta nell'ambito delle attività del Centro Informagiovani gestito dell'Amministrazione Comunale di San Michele Salentino. Una divertente ed esilarante commedia con attori sammichelani (che si stanno rivelando dei comici provetti) sarà la prima uscita pubblica prevista il 7 gennaio 2007 presso il Palazzetto dello Sport Comunale - ore 20:00.

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14/01/2007 - Festa con pettolata e bruschette per ricordare il ruolo dell'olivicoltura nel nostro territorio

Il giornale "Prospettive" organizza per il 14 gennaio 2007 in piazza Marconi a San Michele Salentino una manifestazione, con intrattenimento musicale, per sottolineare l'importanza della scadenza del 2013 a partire dalla quale non ci saranno più sovvenzioni pubbliche nel settore agricolo.

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15/01/2007 – iniziativa sui fatti drammatici del 19 dicembre scorso

Con una lettera inviata a tutte le componenti politiche e sociali, don Tony Falcone e tutto il Consiglio Pastorale della Parrocchia di San Michele Arcangelo invitano tutta la comunità sammichelana ad una riflessione sui fatti drammatici che ha coinvolto il giovane Antonio Ciciriello e la sua famiglia. L’incontro avverrà lunedì 15 gennaio 2007 alle ore 19:30 nel salone Santa Caterina della Parrocchia di San Michele Arcangelo.

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29/01/2007 - Fiaccolata unitaria contro la violenza a San Michele Salentino

Per dare un segnale forte ed unitario, nel corso della riunione organizzata dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo si è convenuti nel organizzare per giorno 29 gennaio - alle ore 19:00 - una fiaccolata contro la violenza.

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La comunità tutta si ri-unisce per Tonino

All’insegna dell’unità, il 15 gennaio scorso si è tenuta la riunione sui fatti drammatici del 19 dicembre scorso in cui Tonino Ciciriello ha perso la vita in un aguato che ancora non trova né cause e né movente. San Michele era li, con i suoi rappresentati dell’Amministrazione Comunale e di tutte le forze politiche, alcuni commercianti, le associazioni, la parrocchia, a riflettere su ciò che è accaduto e sul da farsi. Don Tony, presentando l’iniziativa che è partita in seno al Consiglio Pastorale, ha subito lanciato la proposta di fare una fiaccolata per manifestare contro la violenza ed iniziare, poi, un percorso che potrebbe sfociare in altre iniziative più specifiche.

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25/01/2007 - La Memoria e il Futuro

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L'Associazione culturale Cantieri Sociali Lauriedd - Via Pascoli 2, San Michele Sal.no presenta la Rassegna "La Memoria e il Futuro"
Giovedì 25/01/2007 dalle ore 19.00
presentazione raccolta firme per
"acqua bene comune"
Venerdì 26/01/2007 dalle ore 18.30
World Social Forum 2007
dall'Africa con amore, un altro mondo è possibile!
visione del film PINOCCHIO NERO
di Marco Baliani, a seguire, dibattito aperto.
Sabato 27/01/2007 dalle ore 19.00
Giornata della Memoria
mostra danze poesie film e musica
a cura de La tela di Penelope
Porrajmos Shoha Laciodrom Gezuntenesiy
Domenica 28/01/2007

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15/02/2007 - L'oratorio parrocchiale: presentazione del progetto

Parrocchia San Michele Arcangelo – San Michele Salentino
IL SOGNO DIVENTA REALTA’
San Michele Salentino vanterà, fra non molto, la moderna e bellissima struttura di cui vediamo un disegno della facciata su via Principessa Iolanda.

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