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DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA NELLA CHIESA: L'ESPERIMENTO DI ALCUNE COMUNITÀ DI PALERMO

 

DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA NELLA CHIESA: L'ESPERIMENTO DI ALCUNE COMUNITÀ DI PALERMO

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34210. PALERMO-ADISTA. Un padre di famiglia, se la comunità cristiana lo ritenesse idoneo, può essere ordinato prete? E al contrario, un presbitero ordinato, che scoprisse in un secondo momento anche la vocazione al matrimonio, potrebbe sposarsi senza per questo dover rinunciare al ministero sacerdotale? In base alle leggi ecclesiastiche, bisognerebbe rispondere no ad entrambe le domande. Molti cattolici, però, forse direbbero sì. Come infatti ha risposto sì la grande maggioranza dei cattolici palermitani della parrocchia di San Gabriele ad Altarello e delle rettorie di Sant’Isidoro Agricola e di San Francesco Saverio all’Albergheria, da quasi un anno coinvolti in un processo di "democrazia partecipativa" - animato da p. Cosimo Scordato e da don Francesco Romano – su temi laici e religiosi.

Già nello scorso mese di marzo, le comunità cristiane avevano organizzato un’ampia consultazione alla fine della quale si erano espresse a favore dei Dico, attirando le attenzioni dei mezzi di informazione e incassando le critiche delle gerarchie ecclesiastiche (v. Adista n. 25/07). Il cammino è poi proseguito su altri temi: il disarmo, la compatibilità di matrimonio e sacerdozio, la perequazione retributiva nella pubblica amministrazione. E continuerà ancora. Anche stavolta, non si tratta di meri referendum in cui dire sì o no, ma di un percorso di approfondimento e di partecipazione comunitaria al termine del quale arriva il momento del "voto". "Scegliamo insieme delle tematiche ‘calde’, alternando un argomento laico ed uno religioso", spiega ad Adista p. Scordato, rettore di San Francesco Saverio. "Dopodiché ne parliamo collettivamente in assemblea, fino ad elaborare un testo condiviso che riassuma la questione e che si concluda con una o più domande a cui rispondere semplicemente ‘sì’ o ‘no’. Poi, la domenica, sottoponiamo il testo e il quesito a tutti, anche a coloro che partecipano solo alla messa e non hanno seguito tutto il percorso. Quindi elaboriamo i risultati e li comunichiamo a tutti, tramite i mezzi di informazione. Pensiamo sia un processo trasparente di partecipazione democratica all’interno delle nostre comunità cristiane che dovrebbe assumere anche la Chiesa, perché è necessario far parlare tutti i credenti, non possiamo parlare solo noi preti, al posto loro".

È un percorso che parte da lontano, "almeno dalla metà degli anni ‘80 – ricorda Augusto Cavadi – quando a Palermo si diede vita ad un piccolo movimento, Insieme, che proponeva assemblee pubbliche, nelle chiese, sui temi ‘spinosi’ che riguardavano la società e la Chiesa, dando il più possibile voce ai protagonisti diretti. Negli anni ‘90, poi, probabilmente si è dato maggiore spazio al coinvolgimento sul versante socio-politico (erano gli anni della ‘primavera di Palermo’ prima e delle grandi stragi di mafia poi, ndr) per poi riprendere, nel 2005 con i Dialoghi per il Concilio: incontri pubblici in cui, secondo una modalità più tradizionale, un esperto parlava di un tema particolare legato all’attualità del Concilio e poi c’era il dibattito".

Oggi, invece, si torna ‘alle origini’, cioè ad una modalità in cui il coinvolgimento popolare è maggiore e più diretto. Il penultimo ‘referendum’, a cui hanno preso parte circa 500 persone, è stato sul tema "Matrimonio e Ordine. Sacramenti compatibili?". Si legge nel documento redatto dall’assemblea della Comunità di San Francesco Saverio e poi sottoposto a tutti i votanti: "Le due vocazioni e quindi i due sacramenti, nella vigente normativa della Chiesa Cattolica, sono ritenuti in genere non conciliabili tra loro. Ci siamo posti le domande: è possibile che esistano sacramenti tra loro non compatibili e che la presenza di uno escluda quella di un altro? È possibile trovare un fondamento teologico in questa divisione e conseguentemente nell’istituzione del celibato per i presbiteri?". Prosegue il testo, che è accompagnato anche da una scheda storica sull’argomento: "Riteniamo opportuno ricordare che nel Nuovo testamento (1Tm 3; Tt 1) viene prospettato tranquillamente il collegamento tra ministero ordinato e famiglia, anzi si afferma che chi ha guidato bene la sua famiglia può essere più predisposto a guidare la famiglia più grande della comunità". "Su tutta questa tematica sarebbe bello che le diverse comunità possano esprimere il loro parere anche per verificare fino a che punto le scelte del precedente passato siano per davvero accettate e condivise; certamente è desiderio di tutti che il ministero a servizio della comunione sia reso da una persona matura (in tutti i sensi) e capace di arricchirsi del confronto con la comunità. Non riteniamo fondata, inoltre, la preoccupazione di alcuni che ritengono incompatibile l’oneroso impegno del servizio di presbitero con la cura della famiglia. Infatti, in ordine alle molteplici funzioni che oggi i presbiteri sono chiamati a svolgere, riteniamo che parecchie di queste, che esulano dal proprio specifico sacramentale, potrebbero essere assolte da altri fratelli e sorelle riconosciute dalla comunità competenti nei tre ambiti profetico (annuncio della Parola, catechesi…), regale (servizio alla carità, sfera economica-amministrativa) e sacerdotale (servizio cultuale, preghiera…). Ciò, oltre a contribuire a una maggiore partecipazione dei fedeli alla corresponsabilità delle scelte comunitarie, lascerebbe al presbitero il tempo necessario per vivere con equilibrio e gioia il suo ministero, frutto di una scelta matura, pienamente libera e consapevole".

A seguire, tre domande: "Potrebbe essere candidato agli ordini anche qualche padre di famiglia specialmente se, avendo dato buona testimonianza nella guida della sua famiglia, viene riconosciuto da parte della comunità idoneo a esercitare il ministero ordinato?". Risultati: 388 sì (81,2%), 87 no (18,2%), 3 astenuti. "Se un presbitero scoprisse la vocazione al matrimonio dopo l’ordinazione presbiterale e volesse aderirvi, ritiene che dovrebbe essere obbligato a lasciare il ministero?" Risultati: 154 sì (32,2%), 315 no (65,9%), 9 astenuti. "Ritiene opportuno che i presbiteri che, avendo scelto il matrimonio, sono stati precedentemente ‘ridotti allo stato laicale’ vengano reintegrati nel ministero (se lo richiedono)?" Risultati: 370 sì (77,4%), 100 no (20,9%), 8 astenuti. Il percorso continua: prossimo tema, su cui si è appena iniziato a dibattere, le "pari opportunità nella Chiesa". (luca kocci)
Adista n. 1 - gennaio 2008

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