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Venerdi 1° giugno 1967 usciva Sgt.Peppers’s Lonely Hearts Club Band

 

Venerdi 1° giugno 1967 usciva Sgt.Peppers’s Lonely Hearts Club Band

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VENERDI 1° GIUGNO 1967 USCIVA Sgt.Peppers’s Lonely Hearts Club Band; OGGI VENERDI 1 GIUGNO 2007, PER FESTEGGIARE IL QUARANTENNALE, MIDIESIS RENDE OMAGGIO ALL’OPERA PIU’ IMPORTANTE DELLA STORIA DEL ROCK.


Sgt.Peppers’s Lonely Hearts Club Band è da sempre considerato il più importante album della storia del rock, un disco senza paragoni per concezione, composizione, suono, grafica di copertina, intuizioni, soluzioni musicali.

Pubblicato il 1° giugno 1967, non è solo un disco, ma il contenitore di un’epoca.

Ciò che oggi viene considerato standard, 40 anni fa, semplicemente, non esisteva, ma è stato creato nella prmavera del 1967 con un’opera che cambierà definitivamente il volto a tutta la musica pop dandogli consapevolezza della propria potenzialità e segnando il passaggio da semplice intrattenimento ad arte.
Il rock non è più solo l’espressione che “meglio si addice” al mondo giovanile, ma diventa un’arte matura con un proprio linguaggio ed un proprio codice.

Tutto nasce da qui.
Dalle esplosioni di ottoni e dalle chitarre distorte della canzone che ne da il titolo, allo stacco orchestrale e al lungo accordo finale di piano che chiude l’album, dal sitar alle frequenze percepite solo dagli animali, dalle tracce fantasma alle invenzioni psichedeliche, i 13 pezzi di Sgt.Peppers’s Lonely Hearts Club Band, disegnano un mondo sonoro nuovo come mai era stato immaginato prima.

Nasce il concept album, anzi nasce il termine album perché per la prima volta un disco si apre come un libro, come un album fotografico; così come per la prima volta vengono pubblicati i testi delle canzoni.
Ovvietà oggi, ma che il venerdì del 1° giugno 1967 apparirono tutte insieme per la prima volta.
Nuova è la concezione grafica.
Una confezione fantasmagorica con una copertina completamente a colori e distribuita nella stessa versione in tutto il mondo (era una rarità all'epoca); con all’interno foto, e addirittura gadget.
La foto della frontcover è piena di riferimenti più o meno criptici: i Beatles hanno voluto dietro di sé i personaggi che avevano segnato la loro vita, ma non mancavano molti riferimenti inquietanti quali Timoty Leary (il teorico dell'LSD), Adolf Hitler (poi tolto all’ultimo momento), Aleister Crowley (il padre del satanismo moderno) e le piante di marijuana che cingevano la scritta Beatles ai loro piedi.

"Sgt. Pepper's" esprime appieno il clima di cambiamento e di anticonformismo che si viveva in quegli anni, i Beatles stravolsero ogni regola e con questo album rivoluzionarono anche il lavoro in studio di registrazione che divenne lungo ed estenuante, ma allo stesso tempo originale e creativo come mai prima era accaduto.

Siamo in un teatro... è percepibile il brusio degli spettatori... l'orchestra accorda gli strumenti in sottofondo, sta per iniziare lo spettacolo, parte il primo pezzo.
A suonare non sono i Beatles ma la Sgt. Pepper's Club Band (la banda dei cuori solitari del sergente Pepe) che si presenta al pubblicocon un brano rockeggiante e divertente e al termine lancia Billy Shears (Ringo Starr) nel pezzo successivo "With a little help from my friends".

E' opinione comune che da allora nulla suonò come prima: non esisteva questo tipo di elettronica applicata alla musica, e trovare suoni nuovi, "far suonare una chitarra come un piano e un piano come una chitarra" (John Lennon) era un' impresa assai ardua.
Per creare una voce diversa, ad esempio, venivano immersi i microfoni dentro bottiglie d'acqua piene, oppure si cantava in posizioni scomode, così da comprimere la cassa toracica e ottenere una voce del tutto peculiare.
Fa poi il suo ingresso l'orchestra applicata al contesto pop-rock con il crescendo di "A day in the life" che, realizzato da ben 40 orchestrali ha “solo” lo scopo di raccordare due composizioni diverse, una di Lennon, l’altra di Mc Cartney, in un’unica canzone.
Un ponte di 24 battute per fare da cerniera a questi due pezzi, per il quale furono chiamati quaranta pfrofessori d’orchestra (ma ne erano stati programmati 80), che in formazione completa passavano dalla nota più bassa a quella più alta finendo ognuno sulla nota più alta, della triade di MI maggiore, ottenibile con il proprio strumento.
Un secondo registratore a quattro piste fu collegato a quello sul quale scorreva il nastro con la traccia stereofonica dei Beatles (era la prima volta che in inglilterra veniva sperimentato questo peocedimento in uno studio di registrazione) e ogni glissando orchestrale, le cui partiture furono scritte una per una per ogni strumento, fu registrato in mono quattro volte, prima di essere mixato nuovamente sul master come un unico “mostruoso” frastuono.
E’ solo un esempio dell’atmosfera che si stabilì negli studi di Abbey Road con una produzione geniale che metteva in opera le intuizioni e le trovate dei Beatles grazie ad una squadra costretta a lavorare con le limitazione tecniche dell’epoca e i cui risultati riuscirebbero a mettere in imbarazzo la maggior parte degli odierni studi di registrazione.

Sgt. Pepper's è una vera e propria opera d'arte di fondamentale importanza del XX secolo.

Rappresentava infatti il simbolo del definitivo cambiamento, non solo in campo musicale, ma anche, e soprattutto, politico, sociale, visivo e artistico, di una generazione che aveva superato finalmente il trauma dei terribili conflitti mondiali e poneva le basi di una nuova società.
L'idea, geniale, di mettere insieme i personaggi simbolo dei quattro artisti di Liverpool era infatti una chiara metafora della contemporaneità dove ogni individuo - e più in generale la realtà nella quale inesorabilmente ogni individuo è immerso - non è altro che caos, ossia un magmatico insieme di contraddizioni prive di un fine, di un senso definito, se non quello che può essere dato da ogni essere vivente inteso nella sua unicità.
In America la normale programmazione radiofonica venne sospesa per parecchi giorni e furono trasmesse solo canzoni di Sgt. Pepper's.
“L’album”, racconta Ian Mac Donald, “era circondato da un timore riverente, quasi religioso.

Paul Kantener dei Jafferson Airplaine, ricorda che David Crosby dei Byrds portò un nastro nel loro albergo di Seattle e lo suonò per tutta la notte nell’atrio, con un centinaio di giovani ammiratori che ascoltavano silenziosamente sulle scale, come rapiti da un’esperienza spirituale”,
Kenneth Tynan sul “Times” definì l’album come “un momento determinante nella storia della civiltà occidentale”: un commento che sicuramente può sembrare esagerato, ma che lascia percepire ciò che questo evento rappresentò.

Sgt. Pepper's, intriso di LSD e più genuina simulazione acustica dell’esperienza psichedelica, apriva dunque un'era di libertà che rompeva definitivamente con ogni forma di dogma, religione, ideologia o precetto precostituito, un'era nella quale tutto doveva essere messo in continua discussione.

Con "Sgt. Pepper's" la musica pop/rock si sdogana finalmente dal ruolo marginale, accessorio e meramente leggero che l'aveva caratterizzata fino ad allora ed entra a pieno titolo nelle forme dell'opera d'arte.
Nando De Vitis

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Submitted by shaggy on Sab, 2007-06-02 10:47.

com'è andata ieri sera?

io ho dovuto spendere 20 euro per una pizza e poco più a brindisi... che palle le cene pre-esame.
spero che sia l'ultima.

Submitted by devina on Sab, 2007-06-02 11:52.

il concerto è stato OK.
Tre ragazzi che sanno il fatto loro, con pezzi originali che potrebbero benissimo essere incisi non sfigurando con ciò che si trova in circolazione.
Per non parlare poi dell'alto livello tecnico che è emerso chiaramente nella rivisitazione di alcuni classici del rock.
Sicuramente ritorneremo a parlare dei "Senza Santi In Paradiso" con l'associazione; per ora siamo contenti e onorati di averli ospitati e pienamente soddisfatti.

Un saluto a Davide, Ciccio e Domenico.

nando


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