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Noi amiamo San Michele

 

Noi amiamo San Michele

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Dopo la pubblicazione su midiesis.it di alcune foto del territorio di San Michele Salentino, si precisano di seguito alcuni aspetti onde evitare malintesi ed interpretazioni di dubbio valore. Tuttavia ci scusiamo anticipatamente se da quanto pubblicato è trapelato un senso di disamore per il territorio: ma, ci teniamo a precisarlo, noi amiamo San Michele Salentino, ed il nostro affetto lo manifestiamo non solo valorizzandone la cultura, la tradizione, le storie, le persone, ma talvolta anche attraverso “stimoli” che possano indurre a riflessioni e confronto.
La pubblicazione della foto del “topino di piazza Marconi” per noi e per tutti gli utenti del sito (non vi sono stati commenti in senso contrario) è stato un momento di semplice e simpatica “tenerezza”. Devo esser sincero: è stata scattata in occasione di un comizio ed ho pensato, mentre la pubblicavo, che sarebbe stata, probabilmente, interpretata dal partito presente in piazza come uno sfottò: niente di tutto questo è accaduto, ma, pare, che la foto è stata interpretata come la prova della mancanza di igiene e quindi di una cattiva pubblicità al nostro paese. Per noi rimane una cosa semplicemente simpatica, punto e basta, anche perché non vi è dubbio assoluto che la nostra piazza è tenuta benissimo.
Preciso, poi, che l’idea di pubblicare le foto dei preservativi è stata mia, sempre nella consapevolezza di non mettere in cattiva luce il territorio e di far riflettere, punto e basta. E’ ovvio a tutti che la presenza a terra di un preservativo in un viottolo della periferia, di una stradina di campagna, dietro il campo sportivo, dietro la villa comunale, in un parco, rimane esclusivamente un gesto di inciviltà da parte di chi lo ha usato; è ovvio, pure, che nessuno potrebbe impiantare una questione sulla mancanza di contenitori speciali per profilattici sul territorio.
Poi ci ho riflettuto, comunque, e le ho tolte (le foto): effettivamente stravolgevano il senso dell’ambiente e delle cose e non credo che tutto il parco sia così “seminato”.
Noi amiamo San Michele e Mondino lo ha dimostrato con sofferenza rilevando la paura della distruzione di un pezzo di macchia mediterranea: ha visto un cartello, lo ha fotografato ed ha espresso le sue preoccupazioni, in modo anche esagerato e con una punta di sarcasmo, che sono le preoccupazioni di quanti ci tengono al proprio territorio.
Poi, se ne discute e si precisa: può darsi che il trattamento sia stato fatto con le dovute accortezze e nel rispetto della legge; può darsi che il cartello sia stato posto come “spaventapersone” maleintenzionate; può darsi ci siano altri motivi che non conosciamo. Rimane solo una nostra preoccupazione e di quanti, passando nelle vicinanze del parco, hanno visto quel cartello: preoccupazione che può essere dissolta con una semplice comunicazione.
Mi scuso ancora a nome mio e della redazione se in ciò che facciamo non traspare che amiamo San Michele Salentino, anche se in alcune occasioni lo manifestiamo a “modo nostro”.
Rocco D’Urso

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Submitted by edmondo on Sab, 2009-03-28 11:46.

Per fortuna accadono fatti che offrono la possibilità di riflettere sul senso a sui valori dell’essere e del vivere.
Io non avrei potuto, minimamente, immaginare che questo momento, per me, potesse essere provocato da un “preservativo”.
In questa occasione ho potuto accertare che l’amicizia è ancora un valore vivo nella nostra società e, qui, pubblicamente voglio attestare a Rocco D’Urso tutta la
mia stima per avermi voluto dimostrare amicizia assumendosi responsabilità (…o meriti?) che, al minimo,
sono comuni.
L’idea di scattare quello foto è solamente mia, poiché in quel momento ho avuto la netta sensazione che quel posto subisse la maleducazione ed il vandalismo di cittadini incivili e la mancata protezione dell’istituzione.
Ritengo che il Parco Naturale Augelluzzi meriti un serio
progetto di gestione,tutela e sviluppo proprio nel momento in cui la valorizzazione ecologica del territorio sembra produrre effetti culturali ed economici.
Sono dispiaciuto che “la nostra iniziativa” sia stata interpretata come una critica politica e valutata come un cattivo servizio all’immagine di San Michele Salentino.
Sono contento che in giro e nel mondo ci sia gente che,invece, apprezza il mio modo di “informare” e di rendere vicino il paese a sanmichelani che, lontano, si struggono nella nostalgia e vivono il sogno di un “ritorno”. ( Vero, Leo Vitale?)

sanmichelesalentinosabato28marzo2009
edmondo bellanova

Submitted by midiesis on Sab, 2009-03-28 18:14.

Ti ringrazio per la stima manifestata, che è reciproca, e non voglio "litigare" su di chi pesa la responsabilità della pubblicazione della foto del preservativo: credo, in fin dei conti, che ci siamo spiegati.
Vorrei riflettere sull'aspetto della strumentalizzazione politica di quanto accaduto che potrebbe essere reale e in questo capisco eventuali timori di chi è responsabile della gestione pubblica.
Ma una cosa è certa: ne Mondino ne io abbiamo un partito a cui rispondere o interessi politici da difendere o quant'altro da rappresentare se non la nostra coscienza. Questo, e le nostre diverse storie e la nostra diversa fede politica, a garanzia della "genuinità" di quanto rappresentato con le foto in questione.

Submitted by Anonymous (not verified) on Thu, 2009-04-02 21:37.

a proposito di rispetto dell'ambiente, leggete questa notizia davvero importante (anche per san michele), altro che preservativi...che non hanno mai ucciso nessuno !

saluti vincino

Provincia: ordine del giorno contro il Nucleare

ORDINE DEL GIORNO PER LA DICHIARAZIONE DI “TERRITORIO PROVINCIALE DENUCLEARIZZATO”

PREMESSO CHE:
- il Governo ha deciso per un ritorno del nucleare nel nostro Paese, con un obbiettivo dichiarato di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo. Per arrivare a questo, l’Italia dovrebbe localizzare e costruire sul territorio nazionale 8 reattori, come quello attualmente in costruzione in Finlandia (il più grande al mondo);
- il nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici. Semmai l’Italia decidesse di costruire alcune centrali nucleari, passerebbero, al netto di ritardi per le inevitabili contestazioni popolari, almeno 10-15 anni prima della loro entrata in funzione, e quindi non riuscirebbe a rispettare l’accordo vincolante europeo 20-20-20 (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), incorrendo in ulteriori sanzioni da aggiungere a quelle ormai inevitabili per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto;
- se l’Italia decidesse di puntare sul nucleare, dirotterebbe sull’atomo anche le insufficienti risorse economiche destinate allo sviluppo delle rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica, abbandonando di fatto le uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni climalteranti, innovare profondamente il sistema energetico nazionale e costruire quella struttura imprenditoriale diffusa che garantirebbe la creazione di molti posti di lavoro (sul modello di quanto fatto in Germania dove ad oggi sono impiegati tra diretto e indotto circa 250.000 lavoratori);
- solo con una seria politica nazionale e locale, che escluda il nucleare, promuova l’innovazione e renda più efficiente e sostenibile il modo con cui produciamo l’elettricità e il calore, si muovono le persone e le merci, consumiamo energia negli edifici e produciamo beni, riusciremo a rispettare le scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici, a partire da quella europea del 2020.

CONSIDERATO CHE:
- grazie al referendum del 1987, l’Italia è stato il primo paese tra i più industrializzati ad uscire dal nucleare. Solo nel 2000, infatti, è stata seguita dalla Germania con la definizione dell’exit strategy dalla produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020, e più recentemente dalla Spagna;
- nonostante la ripresa o l’intenzione dichiarata di programmi nucleari in alcuni paesi, il nucleare è una fonte energetica in declino sullo scenario mondiale. Infatti secondo le stime dell’Aiea sul contributo dell’atomo alla produzione elettrica mondiale contenute nel rapporto “Energy, elettricity, and nuclear power estimates for the period up to 2030” pubblicato nel 2007, nei prossimi decenni si passerebbe dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030;
- la tecnologia su cui vuole puntare il governo italiano è quella di “terza generazione evoluta” che non ha risolto nessuno dei problemi noti da anni; insomma l’Italia si sta candidando a promuovere una tecnologia già vecchia;
- le convinzioni dell’utilità di ricorrere all’energia atomica per ridurre la bolletta energetica del Paese e la dipendenza dalle importazioni sono prive di fondamento.Tra tutti i costi veri di un KWh da produzione elettronucleare, vanno inseriti quelli per la sicurezza delle centrali, la gestione dei rifiuti radioattivi e lo smantellamento (decommissioning) degli impianti, la loro protezione da eventuali attacchi terroristici, il rischio della proliferazione di armi nucleari e la necessità di importare dall’estero l’uranio, le cui riserve naturali sono sempre più scarse.

RILEVATO CHE:
- sarebbe una scelta sbagliata sotto il profilo economico onerosa e ad una redditività molto differita nel tempo, inoltre, l'opzione del nucleare renderebbe marginali le energie rinnovabili, spostando l'attenzione ed i finanziamenti dal tema centrale che dovrebbe essere quello del risparmio energetico, o meglio quello della efficienza energetica. Questo, in una realtà come l'Italia dove non esiste nessuna consapevolezza né culturale né istituzionale sulla necessità di mirare questo obiettivo strategico dell'efficienza energetica. Sono illuminanti le conclusioni della ricerca “The economic future of nuclear power” condotta dall’Università di Chicago nell’agosto 2004 per conto del Dipartimento dell’energia statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone; secondo il rapporto dell’Università USA, considerando tutti i costi, dall’investimento iniziale e dalla progettazione fino ad arrivare alla spesa per lo smaltimento delle scorie (che incide fino al 12% del prezzo totale di produzione elettrica), il primo impianto nucleare che entrerà in funzione produrrà elettricità a 47-71 dollari per MWh, escludendo qualsiasi sovvenzione statale all’industria dell’atomo, contro i 35-45 dei cicli combinati a gas naturale. Conclusioni paragonabili a quelle raggiunte dal Massachusetts Institute of Technology nel rapporto “The future of nuclear power” pubblicato nel 2003 che dice che i costi del chilowattora prodotto con gas, sono di 4,1 centesimi di dollaro, mentre il chilowattora nucleare (di una centrale in grado di operare per quarant’anni) costa ben 6,7 centesimi di dollaro;
- non risolverebbe il problema della dipendenza dal petrolio
- sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 23 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell’estate del 2008;
- rimangono anche tutti i problemi legati alla contaminazione “ordinaria” delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell’impianto a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi;
- non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o dal loro decommissioning. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro Paese che conta secondo l’inventario curato da Apat circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato - pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile;
- oltre al problema legato alla sistemazione definitiva delle scorie, esiste anche la necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto per evitarne il possibile uso a scopo militare, a maggior ragione in uno scenario mondiale in cui il terrorismo globale è una minaccia attualissima.
Gli impianti nucleari attivi ( e lo stesso discorso vale per quelli in costruzione ) se da una parte possono diventare obiettivi sensibili per i terroristi, dall’altra producono scorie dal cui trattamento viene estratto il plutonio, materia prima per la costruzione di armi a testata nucleare;
- occorre fare i conti con le riserve di U235 , l’uranio fissile altamente radioattivo che rappresenta il combustibile dei reattori nucleari: al ritmo di consumo attuale, la sua disponibilità potrà essere stimata per circa 70 anni, ma se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre per il petrolio” e con i tempi di realizzazione delle centrali;
- i considerevoli consumi di acqua necessari al funzionamento dei reattori aggraverebbero la già delicata situazione italiana. Le centrali nucleari francesi usano il 40% delle risorse idriche consumate su tutto il territorio nazionale. Secondo uno studio del 2007 pubblicato negli Stati Uniti dall’Union of concerned scientist, in media per un reattore da 1.000 MW servono oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno. Una quantità rilevante anche per l’Italia, visti anche gli scenari futuri sugli impatti dei cambiamenti climatici che prevedono una consistente riduzione nella disponibilità delle risorse idriche nel nostro Paese;
- sarebbe una scelta sbagliata sul piano democratico, infatti dobbiamo ricordare che è stato il popolo italiano a bocciare l'opzione nucleare nel referendum del 1987.

IL CONSIGLIO PROVINCIALE DELIBERA:
- la propria contrarietà al nucleare per le ragioni su esposte ed anche perché la Puglia si presenta come territorio off limits per qualunque ipotesi di centrale nucleare. Tale principio è nel PEAR che esclude il ricorso al nucleare;
- di dichiarare il “territorio provinciale denuclearizzato”, contrario quindi alla produzione di energia nucleare; anche perché ha già dato grandissimi contributi, esportando energia, alle necessità di tutt’ Italia con ben tre centrali a carbone ed adesso anche con le rinnovabili, fotovoltaico, in primo luogo;
- di vietare su tutto il territorio provinciale l’installazione di centrali che sfruttino l’energia atomica;
- di garantire la massima trasparenza e partecipazione nell’eventuale processo di individuazione di siti di stoccaggio per i rifiuti radioattivi, derivanti anche dal decommissioning delle centrali dismesse.


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