Ci era già stato segnalato da amici il "Gran Torino", l'ultimo film di Clint Eastwood, e la sala piena allo spettacolo delle ore 18,00, cosa inconsueta, ce lo ha confermato; ma bisogna vederlo per apprezzare, secondo noi (il film l'ho visto con Nando), uno dei migliori film in assoluto degli ultimi anni.

“Walt Kowalski (Clint Eastwood) è un reduce della guerra di Corea, di carattere burbero e spavaldo, prova una grande passione per la propria Ford Torino, modello classico del 1972, custodita in garage. Walt non mostra pudore nel manifestare il proprio sentimento anticoreano, nato durante la sua campagna in Corea, quando vide morire suoi amici per mano dei nemici. A peggiorare la situazione, il quartiere da lui abitato negli ultimi anni è diventato il principale centro suburbano della comunità coreana, e le bande giovanili danno molto fastidio a Walt.
Anche se frustrati e maltrattati da Kowalski, i coreani aiuteranno l'uomo a risolvere i problemi personali che tiene con la famiglia, per diventare amici e aiutarlo a ripudiare il razzismo”.

La solitudine nell’affrontare l’ultimo stadio della vita quando si rimane soli con i figli e nipoti lontani ed avari nel dedicare tempo ai vecchi genitori; il proprio quartiere “invaso” dagli immigrati che “minacciano” le proprie abitudini; le deviazioni dei giovani che porta ad una violenza gratuita e “consueta”; le certezze su cui si è basata un’intera esistenza che si frantumano; il senso della vita e della morte; poi, l’amicizia, il riscatto, la redenzione: questi gli ingredienti di Gran Torino che “devasta l’anima ed irradia il cuore”.

Nella parte finale, mancavano alcuni minuti alla conclusione, speravo che i titoli di coda ci dessero il tempo per asciugare gli occhi lucidi e sciogliere il groppo, ma le luci in sala si sono accese con anticipo. Che peccato rovinare così le emozioni che scorrevano…
Rocco D'Urso

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