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Li fef, midiesis e ac dc

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di Midiesis
Mio padre è uno dei pochi a San Michele che, ancora oggi, si fa la provvista delle fave: le pianta, le cura, le raccoglie, le essicca al sole, poi una parte le lascia come “sument” e le rimanenti sono destinate alla cucina. Poi, sempre ogni anno, me ne manda una diecina di chili che mia moglie “schet” e lascia asciugare al sole per alcuni giorni per eliminare“lu favalur”.
Li fef a me piacciono molto, ma la preparazione richiede molto tempo, per cui sulla mia tavola si vedono raramente, ma quando ci sono le condizioni che permettono tale preparazione, è una festa.
L’altro giorno, finalmente, li fef erano asciutte e mi è venuta voglia di prepararle. Ebbene si, cucinare “li fef” è una cosa che HO VOLUTO imparare sia perché “mi ni voche di chep” sia per non far scomparire dalla memoria questo piatto tradizionale/culturale sammichelano.
La prima cosa da fare è “muzzicheje li fef”. Ci sono due modi per farlo: il primo schiacciandole con una pietra di mare “sobba na chianghel” in modo da staccare “la scorz”; l’altro, utilizzando un coltello attraverso una tecnica specifica che consiste nel “tagliare” il muso della fava, aprirla in due ed eliminare facilmente la scorza. Ho scelto la seconda modalità, anche perché l’ho fatto altre volte, specie da bambino, quando le donne di casa, sedute “annant a lla port” passavano le ore pomeridiane armeggiando con coltelli o pietre “cu la chiangle subb’a lli ijamm” e noi, o per curiosità o perché non si aveva altro da fare “muzzicamm nu picche di fef pur nuije”.
Io non mi son seduto fuori ma, per ovvi motivi, mi sono appostato in cucina con il coltello, vari contenitori, un occhio al portatile sulla pagina di midiesis e sulle orecchie la cuffia del lettore mp3 che mi sparava una play list con pezzi di AC DC e Afterhours (nuovi pezzi da fare con i Synapsy).
Insomma, “pi muzzicheje nu miss di fef”, ci ho messo due ore, ma vi assicuro che sono state rilassanti e piacevoli. Poi bisogna cucinarle in padella (una volta “ajint a lla pignet”): si sbucciano le patate e si tagliano a pezzetti, si aggiungono “li fef muzzuchet”, si riempie d’acqua e si mette la pentola sul fuoco. Con l’ebollizione “si scumene” fino a che scompare la schiuma bianca che non so come si chiama in italiano. Sicché si cambia l’acqua, stavolta non bisogna superare il livello stesso delle fave, si aggiunge il sale e si rimettono sul fuoco fino a quando l’acqua si consuma. “Li fef so pront” quando si son sciolte come un purè. Si mettono in una scodella, si aggiunge l’olio e “s’imbanen cu lla cucchier“.
Insomma, ci vogliono circa 4 ore ma ne vale la pena.

Midiesis

PS: ce mangiet di fef

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