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Facciamo il punto sulla campagna elettorale in atto

di Pino Calò
I candidati sindaci, Maria Caliandro, Alessandro Torroni e Arcangelo Barletta, hanno fatto già la loro relativa apertura della campagna elettorale, con consuntivi e previsioni, dichiarando ciascuno di essere legittimato, uno a continuare, Alessandro Torroni, quale sindaco uscente, e gli altri due a sostituirlo, per il bisogno e la necessità del cambiamento e della discontinuità, a causa dei risultati negativi che A. Torroni ha prodotto specialmente nell’assenza totale di cordialità tra i suoi concittadini. Si parla delle liti ininterrotte con i componenti non solo della opposizione, ma anche e ancora più gravi della sua stessa maggioranza.
Volendo azzardare delle previsioni sui risultati finali di questa competizione elettorale, anche se siamo ancora agli inizi dei confronti e degli scontri tra le compagini delle tre liste concorrenti, noi della lista n. 3, ognuno con il proprio ruolo, siamo soddisfatti dell’andamento che l’organizzazione sta assegnando agli impegni quotidiani, non trascurando di evitare occasioni di provocazione e di insulti che alcuni appositi soggetti hanno sempre espresso, esprimono ed esprimeranno. Ci auguriamo, perciò, di concludere con una vittoria elettorale che sia il risultato di un mancato clientelismo e piacerismo nella nomina degli scrutatori per chiamata diretta e non per sorteggio, come logica vorrebbe che fosse. Se proprio si deve partecipare ad una cena collegiale, per esempio, le spese si affrontino, alla romana, senza che gli elettori debbano dire grazie a qualcuno (le campagne elettorali si finanziano correttamente e non per mangiare a sbafo…).
Fatti i dovuti discernimenti, valutati i vari errori realizzati dai singoli operatori politici locali e “non” (anche i non residenti a San Michele Salentino hanno le loro gravi colpe di esibizionismo e di sfascio ai danni dell’intero centrosinistra, per aver incoraggiato la nascita di due liste, invece di una; per la mania di non aver potuto realizzare una sola lista, sì, ma solo se di tipo trasversale, cioè dall’estrema sinistra all’estrema destra, con la sola forza determinante del “veto” utilizzato all’occorrenza dalle forze estreme, all’insegna di “fumate”, di adulti e non, che imitano, incolpevolmente, chi sta loro al fianco, ma anche di grida e canti come “boia chi molla” o “chi non salta comunista è”. E poi si parla ipocritamente di costruzione del Partito Democratico).
Ma, tirate le somme dovute; registrate le delusioni, che alcuni personaggi stanno accusando senza darlo ad intendere; verificate le giornaliere adesioni interpersonali emerse nella propaganda elettorale del “porta a porta” a sostegno della lista n. 3, capeggiata dall’Ing. Arcangelo Barletta; fatte tutte queste premesse, possiamo dire che le due liste a lui contrapposte saranno destinate dagli elettori, e solo da loro, a darsi, poi, l’amministrazione che si meritano, a rappresentare il ruolo di opposizione.
Queste due liste, secondo me, si divideranno tra loro i cinque consiglieri che, assurdamente, la legge Mattarella riconosce ai perdenti nei comuni da 15.000 abitanti in giù, con l’assurdo e il paradosso giuridico che, quasi sempre, all’opposizione si colloca la maggioranza degli elettori, quando le liste non sono solo e solo due, ma tre o quattro, fino a sette, come quelle, inizialmente, in competizione a Torchiarolo, ridotte, poi, definitivamente a cinque. Purtroppo la legge non contempla il ballottaggio come lo contempla nei comuni sopra 15.000 abitanti (evviva la falsa democrazia all’italiana), rendendo figli e figliastri gli elettori italiani. Auguriamoci che una buona riforma elettorale, in corso d’opera, ci faccia uscire, in modo condiviso, dal pantano in cui, da immaturi, ci trastulliamo con cespugli, rami e rametti di chi sa solo farsi valere con l’imposizione dei veti e non dei voti: diciamo no ai generali, in pectore e non, ma senza soldati!

Pino Calò

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