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Carissimi,
quello che in questi giorni sta accadendo nella striscia di GAZA - frutto della politica di intolleranza e negazione dei diritti umani, del terrorismo di stato del governo israeliano, che in 60 anni non ha rispettato oltre 100 risoluzioni dell'ONU, occupando e riducendo il popolo palestinese a vivere in dei veri e propri campi di concentramento - ci lascia sconcertati.
Ci lasciano sconcertati le poche immagini che giungono da GAZA delle tantissime vittime civili, che qualcuno ancora si ostina a definire effetti collaterali ma che l'esperienza di EMERGENCY (nel corso dei suoi 15 anni di attività) in Iraq, Afghanistan, Sierra Leone, Palestina, ecc. ci porta ad affermare che sono l'essenza stessa delle guerre moderne.
Ancora più sconcertati ci lascia la linea editoriale di parte perseguita dalle maggiori testate giornalistiche, che uccide due volte il popolo palestinese.
Dopo aver sentito di sfuggita, ieri sera, alcuni passaggi a Matrix e TG2 Dossier, lo schifo per alcune cose ascoltate mi ha portato a metter giu' alcune considerazioni, alcune basate su riflessioni di Gino Strada fatte in questi anni.
Facciamo un breve considerazione:
“Il termine terrorismo significa violenza premeditata che a fini politici viene perpetrata contro bersagli non combattenti da parte di gruppi sub-nazionali o agenti clandestini...” E’ la legge degli Stati Uniti d’America ad affermarlo al Capitolo 22, Sezione 2656f(d), come riportato nel sito ufficiale della CIA.
Una definizione strana, per alcuni versi pazzesca. Perché ne deriverebbe che lo sterminio degli abitanti di un villaggio non è terrorismo se viene compiuto da “gruppi nazionali” , cioè dagli eserciti di qualsiasi Paese. Licenza di uccidere.
Il terrorismo è guerra, e la guerra è la forma più organizzata e devastante di terrorismo.
Non si parla qui di civili morti “per caso” durante azioni belliche, siamo di fronte alla esplicita dichiarazione di volere colpire selettivamente le popolazioni civili. Un gigantesco e premeditato atto di terrorismo di massa. Nel mondo che sempre più si militarizza, “giustizia” significa bombardare una casa e seppellirvi un terrorista e un’altra decina di persone, inclusi donne e bambini. Ed oggi i media "non molto indipendenti" molto semplicemente liquidano cio' che sta accadendo a Gaza come una giustificata risposta di Israele alle azioni terroristiche di Hamas, per garantire la sicurezza del popolo israeliano.
Per finire queste brevi considerazioni vi riporto di seguito un editoriale di Maso Notarianni, direttore di PEACEREPORTER (quotidiano on-line nato da un'iniziativa di EMERGENCY), vi allego un appello di Moni Ovadia e Ali Rashid e una sintesi dei fatti (e non propaganda) che hanno portato a questa guerra.
Vi saluto invitandovi a dare uno sguardo allo Speciale GAZA sul sito http://it.peacereporter.net/articolo/13636/Gaza
Saluti
Giovanni
Gruppo Emergency Prov. di Brindisi
www.emergency-brindisi.it
3394244600
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La memoria corta dell'informazione
di Maso Notarianni www.peacereporter.it
I quotidiani, i siti, le televisioni, le radio. Il sistema dell'informazione (sic) italiano, ma anche di altri paesi del mondo si è già scordato di Gaza.
Come se non ci fossero più di sessanta morti al giorno. Nel posto in cui è nata la nostra civiltà. Uccisi in nome di una civiltà che è la nostra. Da chi, nel nome di quella stessa civiltà, sempre la nostra, ha avuto milioni di morti.
Non è una guerra qualsiasi, quella che c'è a Gaza. Per prima cosa perché non è una guerra, visto che non ci sono eserciti a fronteggiarsi (più di novecento morti palestinesi e sei soldati israeliani, il bilancio di quest'ultima ondata di violenza). E poi anche perché è, come dicono Moni Ovadia e Ali Rashid, non una guerra ma la questione morale del nostro tempo. O, per dirla con le parole dei premi Nobel per la pace, lì si gioca l' etica fondamentale del genere umano.
Ma al sistema dell'informazione non interessa l'etica, e tantomeno il genere umano.
Del genere umano, al sistema dell'informazione, interessa una minima parte, quella cosiddetta "altospendente", quella che va a comperare quel che la pubblicità suggerisce. E così accade che i giornali e i siti vengano fatti non sulla base di un criterio informativo o pedagogico. Ma sulla base di quel che decidono e dicono gli uffici marketing.
(Anche PeaceReporter ha la pubblicità, ma il giorno in cui un inserzionista ci dirà cosa scrivere, come scriverlo o dove posizionare un articolo, o se ne andrà lui o ce ne andremo noi).
Ce lo siamo sempre detto, del resto, che l'informazione ha dei limiti. Dovuti ai conflitti di interesse, e dovuti alla pericolosa e tollerata commistione tra il mestiere di giornalista e quello del marchettaro, e dovuti anche al fatto che gli editori puri non esistono più.
Ma questa volta il limite è stato superato, anche perché da quasi tutti i grandi gruppi editoriali l'attacco israeliano è stato raccontato in modo vergognoso. Basti pensare che secondo la stragrande maggioranza delle persone gli israeliani hanno attaccato perché Hamas ha violato la tregua. E questa è una bugia. E se è vero che dal letame nascono i fiori non si può dire che dalle bugie possa nascere invece qualcosa di buono.