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Submitted by D Es Demon A on Dom, 2009-01-11 07:35.

E' la notte dell'undici gennaio 1999
...la lancetta delle ore toccava il numero 2
...la lancetta dei minuti stava per toccare il numero 6

e quando lo ebbe fatto

qualcosa di indefinibile
pari ad una forza suprema,
forte nella sua arroganza,
si portò via il Poeta.
Quello dalla voce suadente e decisa.
Quello dai versi dolenti ed eleganti.
Quello dalle melodie coinvolgenti e sognanti.

Faber,
se non Dio ma qualcuno ti ha “inventato” -
nella piegata umiltà
che mi veste, incontrandoti,
lo ringrazio per averti fatto venire al mondo.

E' nella tua profondità
che ho imparato a scavare me stessa,
nella ferocia invasiva
dei tuoi versi
incalzanti,
ironici e provocatori.

In te,
vedo le mie debolezze
divenute forze:
l'amore per la poesia,
quella vera,
non quella che chiamavi “dei cretini e dei disonesti”;
l'interesse per il “diverso”,
la sottocategoria che non si conforma alle regole
di questo mondo, scaltro solo quando deve fregare,
fregarci, rubarci libertà e rispetto;
la sconfitta di Dio,
questo Dio malsano che ha lasciato
nelle mani degli uomini
il mistero di una fede
che non può assomigliare a ori e incensi,
che non può irrigidire la figura di Gesù,
in un misero ometto nelle mani di una
volontà superiore.
L'hai definito il primo grande rivoluzionario
ed io, condivido.

In te,
vedo le mie conquiste:
l'amore verso la conoscenza,
la curiosità,
la bramosia del sapere,
l'implacabile desiderio
di spogliare l'animo e la testa
da ignoranze irreversibili,
detonatrici, funeree.

Avrei voluto conoscerti,
bere con te un bicchiere di vino,
sentir pronunciare il mio nome dalla tua Voce
guardarti scrivere,
specchiarmi nella tua penna,
per carpire i segreti
della sua - e della tua - indefinita estrema bellezza.

ROSA DI RAME
Aprendo gli occhi mi accorgo della luce di questo solerte nuovo giorno che mi porta lontano dal turbamento che opprimeva il pensieri. Raccolgo i resti del mio cuore spezzato, mentre carezzo lievemente lo sguardo indispettito di fronte a questo specchio che mi ha travestito di miele, e ho chiesto a me stessa quello che voglio e per ora mi accontento di ciò che posso. E' notte, ora che scrivo, una notte esplicita, e nel suo cristallo diventa il filo che può unire la musica che ascolto, la voce che canta parole leggere, dolenti, perse in un silenzio serioso, afferrato nell'assenza di una pervicacia senza intenzione. E' la sorte che sorride, finalmente, ed io avverto il fruscio di questa brezza che mi porterà a domani, ad una nostalgia signora, preziosa, costernata. E' la vaghezza il segreto del mio commiato, ed inseguo l' effluvio di una libertà decantata in questa vita protetta da una campana di cristallo che non posso nemmeno sfiorare, mi taglierei e dovrei cucirmi la pelle. Ho il mondo nel cuore, ma non ne so parlare, non so tradurre le parole che si infrangono come onde nell'oceano indispettito dalla mancanza di una pioggia purificatrice. E allora, mi invento una storia qualunque, per imparare ad esistere nelle mie dimensioni, distante dall' inezia di chi non può intuire quanto sia irriverente la concessione di poter pensare senza barriere. Mi accingo ad usare la curiosità che, impertinente, vuole spogliare la mia anima, scalfirla per modellarla a ciò che sono davvero dentro, a ciò che sono davvero adesso che finalmente mi sento viva, padrona del mio corpo e della mia ostinazione. E' un ritmo che traballa, ma è la vita. Non è nel rimpianto che bisogna cercare le risposte, ma nella fiducia del blu profondo che, solenne, lascia lì le stelle, immobili agglomerati di desideri che attendono impazienti un corpo in cui poter esplodere, per regalare felicità. Concretezza. Veglia. Ardore. Sentimento. Vita.

...ascoltando “Un Giudice” – “Se ti tagliassero a pezzetti” - “Hotel Supramonte” - “Un matto” - “Si chiamava Gesù” - “Dolcenera” - Via del campo”

grazie Fabrizio,
genio della parola, poeta nell'essenza di un'anima rapita alla bellezza, voce ribelle e incantatrice. Grazie di aver vissuto, e grazie per essere esploso...e grazie per aver urlato i tuoi ammalianti pensieri...

umilmente, Desdemona

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