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Il cacciatore di aquiloni: oltre il best seller

 

Il cacciatore di aquiloni: oltre il best seller

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di Rosanna Gagliani

“Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta ad inseguirlo e a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta…a Kabul non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C’è la scoperta sconvolgente di un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuori legge e gli aquiloni non volano più”.

Il tema del filo invisibile che lega passato e presente nella vita di un uomo è affascinante e allo stesso tempo reale e vivo nella nostra stessa vita più di quanto ne siamo consapevoli.

L’ambientazione del romanzo a Kabul, in Afganisthan, per un attimo mi ha trattenuta dall’iniziare un viaggio all’interno di scenari così lontani dalla mia cultura in un momento in cui trovo difficoltà a capire perfino quelli del mio paese. Ha prevalso la curiosità e la voglia di cercare, comunque, un qualcosa di ancora sconosciuto in una realtà che da alcuni anni si è imposta per fatti di guerra, coinvolgendoci come popolo. Quanti dubbi, quante domande alle quali non è stato semplice rispondere…e ancora oggi….!

Ho iniziato a leggere e non mi sono staccata dal libro, finché non ho consumato l’ultima pagina.

“Trent’anni di storia afgana, dalla fine della monarchia all’invasione russa, dal regime dei Talebani fino ai giorni nostri” attraverso le vicende private dei protagonisti.

Dolcezza e crudeltà, fedeltà e tradimento, ricchezza e povertà materiale e spirituale, amore e odio scorrono attraverso la parola scritta, ferendo la mente e il cuore. Un linguaggio semplice, emozionante, poetico e molto realistico, profondo e di grande comunicazione. Fatti e comportamenti, legati a un ambiente lontano, si intrecciano in una storia che diventa universale, costituendo un valente mezzo di esplorazione dell’animo umano, ma anche di conoscenza e avvicinamento tra popoli e culture diverse.

Un bagno catartico in cui si respira l’Uomo.

L’idea che siamo diversi, migliori, più buoni, civilizzati, pacifisti, prevale spesso ipocritamente, placando le coscienze di chi liquida i problemi servendosi di etichette, mortificando la complessità della realtà.

Se solo provassimo a chiederci cosa c’è nel cuore di ogni singolo individuo, cosa significa essere uomo o donna in qualsiasi parte del mondo, forse impareremmo a percepire emozioni, spinte, bisogni, valori, comportamenti riconoscibilissimi e comuni a tutti gli uomini e le donne della terra.

Il dilemma, la paura di dire la verità, la fuga, la capacità di sacrificarsi per l’altro, la crudeltà, la ricaduta delle conseguenze di ogni azione di ciascun essere sugli altri a chi appartengono?

“Capisce di non avere scelta, deve partire tornare a casa per trovare il figlio di Assan e saldare i conti con i propri errori, mai espiati…”

La tragedia spesso nasce dalla presunzione di vivere e valere per il ruolo che si riveste, i pregiudizi, la paura del giudizio, l’illusione di onnipotenza spingono a errori di valutazioni, quindi a scelte dannose che ricadono sulla propria e altrui vita anche dopo diverse generazioni.

E comunque anche quando tutto sembra distrutto, quando si è attraversato l’inferno più nero o più rosso, ecco farsi strada un segnale, una luce che avanza nell’oscurità e permette di vedere più lucidamente: è una nuova possibilità, quella di ricominciare da dove si era interrotto il bene, la speranza di un futuro migliore e più giusto.

La bellezza del romanzo di Hosseini, bravissimo scrittore afgano rifugiato in America, è costituita, a mio avviso, dalla fiducia per quello che di altrettanto inestinguibile è presente nell’essere umano: la capacità di “sentire”, prima o poi, la direzione giusta.

A conclusione, mi piace condividere, con chi legge, una citazione riportata da un monaco giapponese, Nichiren Dai Shonin, vissuto nel XIII secolo: “Se vuoi conoscere le cause del passato guarda gli effetti del presente, se vuoi conoscere gli effetti del futuro guarda le cause del presente”.

Veramente un richiamo alla speranza e alla forza della responsabilità dell’uomo nel compiere le scelte e le azioni sagge e appropriate per evitare le tragedie e risanare le ferite.

Rosanna Gagliani

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