Altro | comunicazione e informazione | Politica | spiritualità e religione
Da www.adista.it - 09 Febbraio 2008
Midiesis
-------
ANCORA UN AMORE FUORI DAI "CANONI",
ANCORA UN NO DELLA GERARCHIA
34270. FIRENZE-ADISTA. Cattolica, cattolicissima, cresciuta a Torino alle scuole dei salesiani, Sandra Alvino ha mantenuto la fede anche nei momenti più bui della sua vita. Per questo sperava, dopo quasi 25 anni di matrimonio civile, di poter finalmente coronare il suo sogno sposando in chiesa il compagno di una vita, Fortunato Talotta. Ma la Curia di Firenze le ha detto no. Perché Sandra, 63 anni, una pensione di poco più di 200 euro al mese, cinque insuline al giorno, una vita difficilissima alle spalle fatta di violenze, emarginazione, pesantissime discriminazioni e continui ingressi in carcere come "persona socialmente pericolosa", in un lontano passato era un uomo; ed anche se già dal 1974 è diventata a tutti gli effetti una donna; anche se è la sua stessa carta di identità a testimoniare che lo Stato italiano le ha riconosciuto il cambiamento di sesso, tutto questo non è bastato: per la Chiesa lei resta uomo. E il matrimonio religioso - afferma la Curia - anche se Sandra e Fortunato trovassero un prete disposto a celebrarlo, sarebbe nullo.
Che poi Sandra, per colmo di ironia, non solo donna si è sempre sentita, ma lo era anche, seppure in parte: "Non sono un trans; la prego lo scriva, avevo già forme femminili prima dell’operazione degli anni Settanta, ero già una donna allora, la sente la mia voce? Le sembra quella di un uomo?", precisa ad un giornalista delle pagine fiorentine della Repubblica (19/1). Imprigionata in un corpo da uomo, anche ora che si è liberata di quel carcere, resta prigioniera dei pregiudizi e dei canoni della Chiesa. In carcere, Sandra ha subito il divieto dei cappellani di farla partecipare alla messa, poi l´esclusione dalla comunione. Ora, a più di sessant’anni, una nuova, pesante umiliazione. "Mi sto chiedendo cosa posso fare". "Mi sento espulsa", "rifiutata come se il mio credere in Dio non fosse uguale al suo, a quello di un´altra persona qualunque perché è di questo di cui stiamo parlando no?". "Mi sento come una malata, una tenuta a distanza. Ma perché?".
Don Enrico Chiavacci, tra i più autorevoli teologi moralisti ammette, in punta di codice, che allo stato attuale la risposta della Curia è ineccepibile. "Dal punto di vista del diritto canonico vigente e di alcune, sia pur poche, interpretazioni ufficiali, un matrimonio del genere semplicemente non si può celebrare", ha dichiarato a Repubblica di Firenze (20/1). Ma, avverte il teologo, in rapporto ai mutamenti della società, nonché alle nuove acquisizioni scientifiche, "il diritto può anche cambiare". In nessun caso quindi "la Chiesa deve chiudersi in un ‘no’ assoluto e irreversibile, ma pronunciarlo con comprensione della serietà del problema della coppia che ha di fronte, senza farne una battaglia ideologica". Anche perché, "siamo davanti a situazioni completamente nuove, autentiche frontiere dal punto di vista della morale individuale e collettiva". E se l'opposizione della Chiesa "ad oggi è inevitabile", "anche il diritto può cambiare".
Una lettura diversa quella - sempre sulle pagine fiorentine di Repubblica (30/1) - di don Enzo Mazzi, animatore della Comunità di Base fiorentina dell’Isolotto: "È inquietante questa rigidità e durezza della Curia vescovile fiorentina che nega il matrimonio a Sandra Alvino a causa del fatto che in sede canonica non è riconosciuta l’eterosessualità della coppia, sancita invece dallo Stato civile. È incomprensibile per chi orienta la propria vita senza fare riferimento alla fede religiosa ed è inaccettabile per chi fa riferimento al Vangelo. ‘Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato"’. A maggior ragione – spiega don Enzo – ciò vale per il Diritto Canonico, "tant’è vero che proprio il Diritto Canonico prevede stati di necessità nei quali le regole sono sospese. ‘In caso di necessità – è scritto nell’Indice analitico del Testo ufficiale del Nuovo Codice di Diritto Canonico a pag. 1056 – si può assistere al matrimonio di determinate persone senza la licenza richiesta all’Ordinario’. E il canone 1116 recita: ‘Se non si può avere o andare senza grave impedimento dall’assistente competente a norma del diritto, coloro che intendono celebrare il vero matrimonio possono contrarlo validamente e lecitamente alla presenza dei soli testimoni’. Le autorità diocesane vogliono essere più rigide e impietose del Diritto? E sia, anche se ritengo che non costituisca un buon servizio al Vangelo e alla Chiesa e soprattutto ai diretti interessati e alla società". In ogni caso, "Sandra Alvino e Fortunato Talotta possono invocare lo stato di necessità. Si amano, sono regolarmente sposati civilmente da 25 anni e vorrebbero dare al loro matrimonio il carattere di sacramento, ma cozzano contro la rigidezza di una interpretazione dogmatica, la quale però è in discussione nell’ambito teologico e pastorale. Fra un anno, fra due, fra dieci può darsi che le autorità modifichino la rigidità di tale interpretazione. Nel frattempo essi possono celebrare validamente e lecitamente il loro matrimonio sacramentale". "È un marchingegno macchinoso?", si chiede Mazzi: "Ma la morale cattolica è piena di questi spunti di flessibilità. Li chiamano epicheia, parola greca che significa cedevolezza e quindi equità, mitezza. Sant’Alfonso, autorità normativa nel campo della morale cattolica, accentua notevolmente l’assimilazione dell’epicheia a causa scusante della trasgressione di una norma. Infatti, dedica all’epicheia un intero capitolo in cui enumera le tante cause che possono consentire la trasgressione". E poi, in ogni caso, c’è una "specie di epicheia suprema che va oltre tutte le gabbie morali: è l’amore. ‘Ama e fai quel che vuoi’ diceva Sant’Agostino. La sacralità dei riti, sacramenti e norme talvolta può essere di ostacolo al dispiegarsi dell’amore". (valerio gigante)
aggiungi nuovo commento