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Trasparente 7: Sprazzi di umanità tra i letti d’ospedale

 

Trasparente 7: Sprazzi di umanità tra i letti d’ospedale


di Rocco D'Urso
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Il minimo che si dovrebbe fare nei confronti di una persona giunta alla fine della sua esistenza sarebbe, secondo me, quello di fornirgli un supporto assistenziale e morale: la collettività dovrebbe, in questo modo, “ringraziare”, con i dovuti trattamenti, tale persona che nel corso della sua vita ha deteriorato il suo corpo e la sua psiche nel lavoro e nelle varie vicissitudini familiari, personali e sociali.
Si può abbandonare una persona sfiancata da malanni di ogni genere e che vive il dramma dei drammi, quello della imminente fine della sua vita?
Sono considerazioni che ho fatto fra me e me in questi giorni, 12 per l’esattezza, “frequentando” un reparto di un ospedale vicino.
Nelle stanze sprazzi di umanità violentata dalla patologia dell’età senile avanzata, corpi addormentati da drammi ed inerti nell’espletamento degli elementari bisogni, consumati, lamentosi, rabbiosi.
A volte il tutto “vissuto”, se si può dire, in solitudine.
E la solitudine è la conseguenza di una vita passata ed avara di umanità, di rapporti deteriorati con figli e parenti, avara di fortuna.
Sprazzi di umanità sacrificata in R., un ragazzo di 20 anni che ininterrottamente per 12 giorni e 24 su 24 assiste suo padre disabile non autosufficiente ricoverato, anch’egli sfiancato dalla stanchezza ma forte degli anni. Imbocca suo padre, lo lava, lo porta a passeggio sulla sedia a rotelle, imbraca il suo corpo inerte per portarlo al bagno o spostarlo dal letto alla sedia. Notte e giorno.
Suo padre è fortunato.
Altri non hanno questa fortuna.
In compenso l’assistenza ospedaliera è migliorata rispetto a 30-40 anni fa e lo testimonio perché vissuto direttamente in quegli anni. Gli ambienti sono curati e puliti, il personale è aumentato con le specifiche competenze. C’è uno sforzo maggiore nel rapportarsi all’ammalato con umanità, anche se vi è sempre quel(la) dottore(ssa) o l’ ausiliario/a che di umano ha solo la sembianza.
L’ammalato 80nne – 90nne potrebbe essere considerato un peso in termini di costi e risorse assistenziali per lo stato, per la società e per i familiari, ma ha contribuito con il proprio lavoro e la propria esistenza a far crescere la società, la famiglia. Nell’ultima parte della sua vita dovrebbe essere trattato come un re e con i guanti. E più di ogni altro.

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Submitted by devina on Mar, 2009-11-24 18:46.

sottoscrivo dalla prima all'ultima parola.
nando

Submitted by Anonymous (not verified) on Thu, 2009-11-26 15:39.

Ciao Rocco, sono marica.
ci sei anche tu sabato pomeriggio
per l'intervista sul Movimento circolare,
vero? A presto!

Submitted by midiesis on Thu, 2009-11-26 16:18.

Dovrei esserci, salvo imprevisti dell'ultimo momento.
Ne approfitto per chiederti su cosa stai "lavorando" ultimamente?

Submitted by Marica (not verified) on Mon, 2009-11-30 15:22.

^_^


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