User login
Webcam su piazza Marconi
Navigation
Commenti recenti
- Lontani con il corpo ma mai con il cuore!
12 anni 13 settimane fa - ordinanza area pedonale
14 anni 36 settimane fa - Nel dispositivo manca
14 anni 36 settimane fa - risposta al Pubblico Ministero
14 anni 36 settimane fa - Risposta a Patrizia
14 anni 37 settimane fa - cambiamenti...
14 anni 37 settimane fa - per come è scritto il post
14 anni 37 settimane fa - Siamo tutti razzisti
14 anni 37 settimane fa - Speriamo
14 anni 37 settimane fa - Se non ho capito male
14 anni 37 settimane fa
L'archibugio di Bad Seed
ZonaFranca - Nando De Vitis
Messaggi recenti del blog
- Ciò che non avremmo voluto leggere sui fogli informativi sammichelani
- Trasparente 7: Sprazzi di umanità tra i letti d’ospedale
- Tigghij’a passè bben!
- Reportage dalla Polonia [International art of ecology - Wasilkow 2009]
- Suicidio in cella di sicurezza nella caserma dei carabinieri
- L’immigrazione nella ricca Masserianova
- Sandro Bellomo
- Cinema “Vittoria”: il cinema che c’era… a San Michele Salentino
- Easy star's Lonely Hearts Dub Band
- Benvenuti nel mondo di Sara
Argomenti del forum nuovi
Argomenti del forum attivi
News
Scambia informazioni
Artisti
link
Le poesie di Martin Menzares
Storie
MIDIESIS:
arte, cultura, tradizione, politica, musica, storie, comunicazione
- San Michele Salentino BR
sito creato il 16 aprile 2002 (www.web.tiscali.it/midiesis) - dal 17 aprile 2003 con proprio dominio (www.midiesis.it).
contatto: midiesis(chiocciola)alice.it
Il sito Midiesis gira su Drupal (www.drupal.org)
a proposito di rispetto dell'ambiente, leggete questa notizia davvero importante (anche per san michele), altro che preservativi...che non hanno mai ucciso nessuno !
saluti vincino
Provincia: ordine del giorno contro il Nucleare
ORDINE DEL GIORNO PER LA DICHIARAZIONE DI “TERRITORIO PROVINCIALE DENUCLEARIZZATO”
PREMESSO CHE:
- il Governo ha deciso per un ritorno del nucleare nel nostro Paese, con un obbiettivo dichiarato di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo. Per arrivare a questo, l’Italia dovrebbe localizzare e costruire sul territorio nazionale 8 reattori, come quello attualmente in costruzione in Finlandia (il più grande al mondo);
- il nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici. Semmai l’Italia decidesse di costruire alcune centrali nucleari, passerebbero, al netto di ritardi per le inevitabili contestazioni popolari, almeno 10-15 anni prima della loro entrata in funzione, e quindi non riuscirebbe a rispettare l’accordo vincolante europeo 20-20-20 (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), incorrendo in ulteriori sanzioni da aggiungere a quelle ormai inevitabili per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto;
- se l’Italia decidesse di puntare sul nucleare, dirotterebbe sull’atomo anche le insufficienti risorse economiche destinate allo sviluppo delle rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica, abbandonando di fatto le uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni climalteranti, innovare profondamente il sistema energetico nazionale e costruire quella struttura imprenditoriale diffusa che garantirebbe la creazione di molti posti di lavoro (sul modello di quanto fatto in Germania dove ad oggi sono impiegati tra diretto e indotto circa 250.000 lavoratori);
- solo con una seria politica nazionale e locale, che escluda il nucleare, promuova l’innovazione e renda più efficiente e sostenibile il modo con cui produciamo l’elettricità e il calore, si muovono le persone e le merci, consumiamo energia negli edifici e produciamo beni, riusciremo a rispettare le scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici, a partire da quella europea del 2020.
CONSIDERATO CHE:
- grazie al referendum del 1987, l’Italia è stato il primo paese tra i più industrializzati ad uscire dal nucleare. Solo nel 2000, infatti, è stata seguita dalla Germania con la definizione dell’exit strategy dalla produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020, e più recentemente dalla Spagna;
- nonostante la ripresa o l’intenzione dichiarata di programmi nucleari in alcuni paesi, il nucleare è una fonte energetica in declino sullo scenario mondiale. Infatti secondo le stime dell’Aiea sul contributo dell’atomo alla produzione elettrica mondiale contenute nel rapporto “Energy, elettricity, and nuclear power estimates for the period up to 2030” pubblicato nel 2007, nei prossimi decenni si passerebbe dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030;
- la tecnologia su cui vuole puntare il governo italiano è quella di “terza generazione evoluta” che non ha risolto nessuno dei problemi noti da anni; insomma l’Italia si sta candidando a promuovere una tecnologia già vecchia;
- le convinzioni dell’utilità di ricorrere all’energia atomica per ridurre la bolletta energetica del Paese e la dipendenza dalle importazioni sono prive di fondamento.Tra tutti i costi veri di un KWh da produzione elettronucleare, vanno inseriti quelli per la sicurezza delle centrali, la gestione dei rifiuti radioattivi e lo smantellamento (decommissioning) degli impianti, la loro protezione da eventuali attacchi terroristici, il rischio della proliferazione di armi nucleari e la necessità di importare dall’estero l’uranio, le cui riserve naturali sono sempre più scarse.
RILEVATO CHE:
- sarebbe una scelta sbagliata sotto il profilo economico onerosa e ad una redditività molto differita nel tempo, inoltre, l'opzione del nucleare renderebbe marginali le energie rinnovabili, spostando l'attenzione ed i finanziamenti dal tema centrale che dovrebbe essere quello del risparmio energetico, o meglio quello della efficienza energetica. Questo, in una realtà come l'Italia dove non esiste nessuna consapevolezza né culturale né istituzionale sulla necessità di mirare questo obiettivo strategico dell'efficienza energetica. Sono illuminanti le conclusioni della ricerca “The economic future of nuclear power” condotta dall’Università di Chicago nell’agosto 2004 per conto del Dipartimento dell’energia statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone; secondo il rapporto dell’Università USA, considerando tutti i costi, dall’investimento iniziale e dalla progettazione fino ad arrivare alla spesa per lo smaltimento delle scorie (che incide fino al 12% del prezzo totale di produzione elettrica), il primo impianto nucleare che entrerà in funzione produrrà elettricità a 47-71 dollari per MWh, escludendo qualsiasi sovvenzione statale all’industria dell’atomo, contro i 35-45 dei cicli combinati a gas naturale. Conclusioni paragonabili a quelle raggiunte dal Massachusetts Institute of Technology nel rapporto “The future of nuclear power” pubblicato nel 2003 che dice che i costi del chilowattora prodotto con gas, sono di 4,1 centesimi di dollaro, mentre il chilowattora nucleare (di una centrale in grado di operare per quarant’anni) costa ben 6,7 centesimi di dollaro;
- non risolverebbe il problema della dipendenza dal petrolio
- sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 23 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell’estate del 2008;
- rimangono anche tutti i problemi legati alla contaminazione “ordinaria” delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell’impianto a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi;
- non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o dal loro decommissioning. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro Paese che conta secondo l’inventario curato da Apat circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato - pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile;
- oltre al problema legato alla sistemazione definitiva delle scorie, esiste anche la necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto per evitarne il possibile uso a scopo militare, a maggior ragione in uno scenario mondiale in cui il terrorismo globale è una minaccia attualissima.
Gli impianti nucleari attivi ( e lo stesso discorso vale per quelli in costruzione ) se da una parte possono diventare obiettivi sensibili per i terroristi, dall’altra producono scorie dal cui trattamento viene estratto il plutonio, materia prima per la costruzione di armi a testata nucleare;
- occorre fare i conti con le riserve di U235 , l’uranio fissile altamente radioattivo che rappresenta il combustibile dei reattori nucleari: al ritmo di consumo attuale, la sua disponibilità potrà essere stimata per circa 70 anni, ma se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre per il petrolio” e con i tempi di realizzazione delle centrali;
- i considerevoli consumi di acqua necessari al funzionamento dei reattori aggraverebbero la già delicata situazione italiana. Le centrali nucleari francesi usano il 40% delle risorse idriche consumate su tutto il territorio nazionale. Secondo uno studio del 2007 pubblicato negli Stati Uniti dall’Union of concerned scientist, in media per un reattore da 1.000 MW servono oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno. Una quantità rilevante anche per l’Italia, visti anche gli scenari futuri sugli impatti dei cambiamenti climatici che prevedono una consistente riduzione nella disponibilità delle risorse idriche nel nostro Paese;
- sarebbe una scelta sbagliata sul piano democratico, infatti dobbiamo ricordare che è stato il popolo italiano a bocciare l'opzione nucleare nel referendum del 1987.
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DELIBERA:
- la propria contrarietà al nucleare per le ragioni su esposte ed anche perché la Puglia si presenta come territorio off limits per qualunque ipotesi di centrale nucleare. Tale principio è nel PEAR che esclude il ricorso al nucleare;
- di dichiarare il “territorio provinciale denuclearizzato”, contrario quindi alla produzione di energia nucleare; anche perché ha già dato grandissimi contributi, esportando energia, alle necessità di tutt’ Italia con ben tre centrali a carbone ed adesso anche con le rinnovabili, fotovoltaico, in primo luogo;
- di vietare su tutto il territorio provinciale l’installazione di centrali che sfruttino l’energia atomica;
- di garantire la massima trasparenza e partecipazione nell’eventuale processo di individuazione di siti di stoccaggio per i rifiuti radioattivi, derivanti anche dal decommissioning delle centrali dismesse.