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La cimmunerë
Chi non conosce il fuoco…non apprezza il racconto!
C’è chi lo trova “molto divertente” e fonte di “scompisciamento” io lo leggo come un affresco della nostra tradizione.
Forse solo in questi nostri paesini “il fuoco” è ancora, in qualche casa, il principale protagonista delle lunghe giornate d’inverno. Compagno fedele dei vecchi che scrutando le sue fiammelle rosse e azzurre, come in uno specchio, rivedono giornate di lavoro, di canti e sudore, ricordano di speranze e delusioni, rivivono storie di vita e di morte.“Il fuoco”, nei nostri trulli e pagghjarë , nelle case e negli appartamenti è stato sempre ascoltatore fedele di racconti , confessioni e di riposanti silenzi; mezzo indispensabile per cucinare le povere cose che in un piatto unico hanno saziato la grande fame di intere generazioni.
Da solo, prima nel caminetto e poi nel braciere, il fuoco ha riscaldato case e persone. Anche il fumo ha svolto la sua funzione di sentinella, segnalatore di una presenza di vita che prometteva accoglienza, riparo, sicurezza.
Ora il “fuoco” è solo un ricordo in uno splendido racconto di Stefania Nigro! Ora ci scaldano comodissimi elementi radianti, termoconvettori e condizionatori che si accendono e spengono da soli e si cucina con forni a micro-onde ed i “fatti” c’è li racconta solo la televisione in un soliloquio assordante; ma abbiamo perso qualcosa : ..un compagno!
Cara Stefania, spegnendo l’incendio hai contribuito a cancellare parte del nostro passato;
dovevate lasciarlo bruciare perché dove c’è fumo ..c’è vita!
Quindi, grazie del tuo racconto nel quale ho colto il dramma di gente che si trova ad affrontare un nemico potentissimo, imprevedibile e tremendo che ti porta …la morte in faccia! Altro che ridere!
Peccato per quel “p……n” finale !
sanmichelesalentino,21.10.2008 edmondobellanova