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Chiesa Cattolica - Otto per mille: solo il 20% va ai poveri

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Da Adista notizie n. 63
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34577. ROMA-ADISTA. Diminuisce, dopo quasi dieci anni di costante incremento, la percentuale delle firme per la destinazione dell’otto per mille a favore della Chiesa cattolica. I vescovi sono preoccupati: si preparano a pubblicare una lettera ai cattolici - che Adista è in grado di anticipare (v. notizia successiva) - per tentare di rilanciare il sostegno economico alla Chiesa e pensano di rafforzare le già costose campagne pubblicitarie per tenere alta la percentuale delle firme contro la pericolosa concorrenza dello Stato che guadagna consenso e contributi.
Per quanto riguarda l’otto per mille assegnato nell’anno 2008, la Chiesa cattolica ha incassato oltre un miliardo di euro (1.002.513.715,31 euro): non è stato superato il risultato record di 1.016 milioni del 2003, ma c’è un aumento di oltre 10 milioni rispetto al 2007 (dovuto alla crescita complessiva del gettito Irpef, non ad un maggior numero di firme che registra solo uno 0,01% in più),quando invece la cifra si fermò a 991 milioni. Nella comunicazione esterna, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa dice che l’89,82% dei contribuenti ha firmato per destinare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, ma in realtà la percentuale si riferisce solo a coloro che esprimono effettivamente una scelta: una minoranza (poco più del 40%) rispetto alla totalità dei contribuenti. Infatti, su oltre 40 milioni di contribuenti, solo 16 milioni e 700mila hanno firmato per assegnare l’otto per mille ad una confessione religiosa o allo Stato, e fra questi quasi 15 milioni (appunto l’89,82%) hanno optato per la Chiesa cattolica. Pertanto solo il 37% dei contribuenti italiani sceglie volontariamente di destinare alla Chiesa l’otto per mille delle proprie tasse, ma grazie al meccanismo di ripartizione che assegna le quote non espresse in misura proporzionale alle preferenze dichiarate dagli altri contribuenti, la Chiesa cattolica incassa quasi il 90% del gettito complessivo.

La gestione dei fondi da parte della Chiesa cattolica contiene un altro luogo comune da sfatare: mentre le campagne pubblicitarie insistono a spiegare che l’otto per mille destinato alla Chiesa viene usato per la carità, per i poveri e per il Terzo mondo, in realtà solo un quinto del totale – per il 2008 si tratta di 205 milioni di euro – è impiegato per “interventi caritativi”, cioè assegnati alle diocesi per le iniziative di carità (90 milioni), destinati ad interventi nei Paesi del Terzo mondo (85 milioni) e ad esigenze caritative di rilievo nazionale (30 milioni). Quasi la metà dei soldi raccolti dalla Chiesa cattolica viene invece destinata alle esigenze di culto: 424 milioni di euro (160 milioni alle diocesi "per culto e pastorale", 185 per l'edilizia, 32 al Fondo per la catechesi e l'educazione cristiana, 38 per iniziative religiose di rilievo nazionale e 9 ai Tribunali ecclesiastici regionali). E oltre un terzo dell'intero incasso, 373 milioni di euro, viene invece destinato all'Istituto centrale per il sostentamento del clero, che assicura uno stipendio mensile ai 39mila sacerdoti in servizio nelle diocesi italiane e ai 600 preti diocesani impegnati nelle missioni all'estero: poco più di 850 euro al mese ad "inizio carriera", che arrivano a 1.300 euro mensili per un vescovo alle soglie della pensione (ma va aggiunto anche che ogni sacerdote può attingere ai cosiddetti "diritti di stola": battesimi, matrimoni, funerali, ecc.). (luca kocci)
http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=43282

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