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Sono trasparente 5


Questa volta non c’è possibilità di scegliere tra pubblico e privato, devo per forza utilizzare la struttura pubblica ed il particolare servizio specifico dell’Ospedale di Francavilla Fontana. Appena arrivo, noto che la porta dell’ufficio è aperta. Il signor T, l’impiegato, è impegnato con l’utenza. Aspettato fuori, seduto su una panca del corridoio. Aspetto. Arriva un altro che come me doveva solo consegnare un documento al signor T: lo riconosco (il documento), è lo stesso che anch’io devo consegnare. Arriva di corsa e penso: “questo s’infila”. Resto in allerta per “non perdere la priorità acquisita”. Aspetto. Finalmente il signor T si libera e con un balzo in avanti, abbastanza scomposto e privo di grazia atletica, mi piazzo sulla porta: BUON GIORNO, E’ PERMESSO? grido per farmi sentire. Con il culo nel corridoio ed il naso nell’ufficio del signor T, rimango… sospeso… e non so fino a quando… La mia indole mi vieta di irrompere nell’ufficio ed aspetto il “prego” o l’”avanti” che non arriva. Aspetto. Il signor T non alza lo sguardo, eppure mi sono annunciato gridando, sono li sulla porta, presente. Forse sono ancora trasparente?!?!? Aspetto. T continua come se niente fosse a sistemare le carte sulla scrivania. Con movimenti rapidi raccoglie fogli, spilla, ordina nel fascicolo. Poi ci ripensa. Riapre il fascicolo e cerca. Trova. Tira fuori. Riordina. Richiude. Io aspetto. Mi diverto. Dietro di me l’altro, nel corridoio, guarda. Ora sistema la sua scrivania: sposta fascicoli, poi li ri-sposta come se stesse facendo il gioco delle tre carte. Capisco allora che T è un napoletano. Aspetto. Il culo nel corridoio mi si è diventato freddo per la corrente d’aria autunnale. Mi sento un equilibrista sulla soglia strettissima dell’ufficio, in bilico tra “la priorità acquisita” ed il “prego” che, dopo 5 minuti, non arriva. Aspetto ancora. T ora si alza, va verso uno scaffale. Tira fuori un fascicolo. Lo posa sulla scrivania. Lo apre. Tira fuori un documento. Io aspetto. Lo richiude. Lo mette a posto. Ora va verso uno schedario. Effettua una ricerca. Tira fuori la scheda. La legge. Io aspetto. Ora è seduto. Accartoccia un foglio e con un lancio perfetto centra il canestro del cestino dietro la porta. Si alza di nuovo e va verso lo scaffale e solo allora ho percepito un suono gutturale che a me è sembrato un mezzo “prego” seguito dallo sguardo, finalmente, che rivolge verso la porta. Di nuovo, io: BUONGIORNO!!!!!! Consegno il documento. Di nuovo: buongiorno. Esco. Durata della operazione di consegna del mio documento, cronometro alla mano: 10 secondi. Nell’uscita incrocio lo sguardo del prossimo utente. Mi sorride. Forse si è divertito anche lui guardando, attraverso la mia trasparenza, il lavorio del signor T. Ma mentre salgo in macchina un dubbio mi assale.

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