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contatto: midiesis(chiocciola)alice.it
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ENZO DEL RE
Una delle figure più radicali dell’alternativa politico-musicale degli anni Settanta. Utilizzando come strumento una sedia e chiedendo come cachet il minimo sindacale della paga di una giornata di lavoro di un metalmeccanico, Del Re era uso lanciarsi in performance imprevedibili e provocatorie, vere maratone con cui intendeva rappresentare e denunciare l’infinita ripetitività del lavoro in fabbrica. In un’epoca in cui il rifiuto del lavoro aveva un valore morale e ideale, Del Re ha rappresentato l’utopia più estrema della ribellione e della denuncia. Pur essendo diplomato al Conservatorio di Bari, aveva infatti rifiutato gli strumenti classici per adottare materiali poveri e di recupero (cartoni, oggetti casuali) con cui trasformava le canzoni in recitativi monodici con un accompagnamento ritmico molto sostenuto. Oggi Del Re, l’ultimo cantastorie di Mola di Bari, come si definisce lui, la lunga barba bianca, gli occhi pacati e accesi appartiene alla schiera di quelli che resistono. Si accompagna sempre suonando oggetti della vita di tutti i giorni, che assumono a volte un significato simbolico, come quando usa una valigia come percussione, per raccontare di emigrazione.