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le lancette delle ore e dei minuti si guardano ora negli occhi...senza tempo...
Ruberò alla luna un po’ della sua imponenza, solo per riuscire a percorrere lo spazio fitto delle ore che mi porteranno a non avvertire più questa solitudine, come fosse l’unico abito che abbia il diritto di vestirmi.
Parlerò al cielo, per chiedergli di farmi un po’ di posto tra i suoi diamanti, per poter guardare tutto questo dall’angolo più bello del buio che adesso mi sovrasta, che veglia sulla mia delusione, sul mio sentirmi sempre sola in un mondo che fatica a ricordarsi di me, che non sembra voler accettarmi, che sembra non avere spazio per la mia vita.
Questo cielo è l’unica mia compagnia.
Mi abbraccia nelle notti in cui le lacrime lottano con i fantasmi di un passato che non mi abbandona, come se godesse e bramasse nel vedermi immobile e con lo sguardo fisso in un vuoto che non ha dimensione, non ha volto, e non ha amore da mostrarmi per farmi un po’ respirare.
Vorrei baciare la mia anima, proteggerla dal freddo che la soccombe, accalorarla nelle bufere di un agosto che non arriva;
e vorrei che si sentisse libera di appropriarsi del mio corpo, della mia mente, che la sconvolgesse con l’intensità che cerco, con tutto il desiderio che vorrei un giorno provare, finalmente regina della mia vita, nel regno della mia fierezza.
Ora solo speranza, solo un tenue sguardo oltre il mio naso e solo queste quattro mura che mi tengono dentro una dimensione spettrale, escludendomi dal resto di questo macabro universo, che stenta a scoprire nella mia direzione la parte meravigliosa che sicuramente possiede.
E mi sono detta tante volte che forse sono venuta al mondo in una condizione di non-essere, invisibile agli occhi oltre lo specchio che mi riflette dalla schiena nuda, attraversata dai brividi del vento leggero che entra dalla finestra, occhio sul micro cosmo che non mi conosce, da cui mi sento minacciata, sempre in costante pericolo.
Forse, invisibile, mi piacerebbe esserlo davvero per potermi insinuare nel mezzo delle mie paure, guardarle negli occhi, combatterle e forse finalmente vincerle perché non meritano una battaglia ad armi pari.
Mi hanno sempre sorpresa, colpita nei momenti in cui i miei occhi erano costretti a stare chiusi, vinti da altre lacrime troppo pungenti, infuocate e dolorose.
Sento una forza che non ha il coraggio di esplodere, che non sa cosa scegliere, che non se la sente di sbagliare, che non ha più voglia di rischiare.
Oltre il mio naso non vedo niente che non sia ricordo, e non c’è niente che non sia dubbio.
E se potessi fare soltanto qualche passo indietro, troverei proprio nell’incertezza amara di queste notti troppo lunghe, la forza per decidere di cambiare, di non accettare lo scempio che ho lasciato scivolarmi addosso come se la mia vita fosse la pedina di un gioco estraneo.
Vorrei poter dire che scavalcherò le barriere che mi separano dal sole che sogno di poter toccare e che sbaraglierò tutti gli ostacoli che mi combatteranno solo per principi inaccettabili, inconcepibili, troppo vuoti per me che voglio ardere di passione e vivere nel sentimento delle mie follie.
Si. Lo farei.
Ma solo per ricordare e me stessa che tutto questo ha un senso.
La Vita.
Desdemona
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Se riesci a scrivere le meraviglie del tuo paradiso nella materia del tuo cervello, magari non trasporterai nella tua testa la loro realtà miracolosa, ma la loro forza. Quella si.
- Metafisica dei tubi - Amelie Nothomb