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sito creato il 16 aprile 2002 (www.web.tiscali.it/midiesis) - dal 17 aprile 2003 con proprio dominio (www.midiesis.it).
contatto: midiesis(chiocciola)alice.it
Il sito Midiesis gira su Drupal (www.drupal.org)
solo adesso leggo queste parole scritte di notte da una voce senza volto, che mi piace immaginare dolce con due grandi, tristi occhi azzurri...
la lancetta delle ore tocca il numero 10
la lancetta dei minuti tocca il numero 8
...sembra infinito, questo giorno di novembre.
Un novembre sfibrato, autorevole e solitario.
Guardo fuori, e affioro dalla sabbia che copre lo scenario del mare autunnale. Piango. Travolta da un' inquietudine immalinconente. Non riesco a sentire il sangue scorrere. Terrore. Mi sdraio, aspettando l'aurora troppo lontana che non mi assolverà da questa mestizia, irritante e suscettibile. Penso. Che la strada asfaltata è il percorso di una vita alleggerita dal peso della responsabilità. O della colpa. Non so. Resto ferma, sgualcendo la gonna di velluto blu che mi copre le gambe infreddolite. Tremo. Sovrastata dallo sconcerto per un futuro che non canta. Che non vibra. Che ha cessato di stormire dolcezze. Prostrata, mi addormenterò. Lascerò fluire le paure. Farò in modo che il sonno le vezzeggi, allontanandole dalla ribellione interiore della mia anima esausta. Le guardo dritte negli occhi, le paure. Decido di sfidarle. Voglio vincerle, le animali vigliacche. Molestano la quiete che so di avere, ma che mi hanno sprangato come fossero deliri inconsistenti, infruttuosi. Sento crescere odio attorno al petto. Furore per l'indecente pensiero di morte che si insinua prepotente nelle mie irresolutezze. Vedo. Il sangue. Vischioso, nei loro volti. Solidale con le motivazioni che mi molestano. Non le comprendo. Ma le cullo tra le braccia, per concedere alla speranza la possibilità di riflettere sulle difformità che mi hanno elargito, incurante della mia immortale tendenza a punirmi per colpe non mie. Stringo le mani. Le sfrego. Ho freddo. Taccio sulla mia sensazione di solitudine. Ti guardo, e dispero. Nei tuoi occhi freddi, la rassegnazione di me. Con te. Per sempre. Incuto timore, mi temi e mi sfrutti. Nei tuoi deliri, il mio sconcerto di donna a metà. Insofferente. Madre di un' imperturbabilità quiescente, tacita, inappagata. Sopravvivo, per non concedere alla vittoria il godimento della mia resa. Ma tremo. Il colore viola delle mie vene congelate, si appropria delle mie reazione. E sorrido malignamente al dolore che non si placa, alla sofferenza cruda e tormentosa che mi veste, spogliandomi da buone voluttà, caparbie ma ormai deboli. Affrante. Con le forze capitolate nel dirupo di una vita che non si sa più definire. Dove sono capitata? Questo sconosciuto labirinto senza ragione ha fame di me. Delle mie contraddizioni. Delle mie sollecitazioni ad un futuro perennemente in bilico tra la paura di volare e il terrore di non riuscire a farlo. Avverto brividi incandescenti, provati dal frastuono delle mie indecisioni. Ma corro, sempre. Per andare avanti. Per non tornare almeno indietro. Ti penso, e mi manchi. Mi mancherai. Per sempre.
Desdemona