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Submitted by midiesis on Sab, 2007-05-05 07:11.

La non democrazia nella chiesa non credo che sia un dogma, al contrario, penso sia uno dei tanti modi per esercitare meglio il potere: il paradosso è che i vertici della chiesa utilizzano lo strumento democratico per eccellenza, che consiste nel prendere decisioni con la “maggioranza”, in primis l’elezione del Papa. Se la maggioranza dei cardinali ha una concezione integralista, otterremo come Papa Ratzinger, con una maggioranza illuminata Papa Giovanni XXIII, se la maggioranza dei vescovi che presiede la CEI è anch’essa conservatrice, otterremo una campagna spietata contro le diversità. Nella chiesa il vero problema è la “maggioranza”.
Se il parroco, il vescovo, il papa, attraverso l’imposizione dell’obbedienza, intimoriscono i credenti, non è detto che questi ultimi debbano accettare, pur essendo credenti. E perché dovrebbero? Solo perché è passata una certa linea? E se negli anni a venire, come è successo nel decennio del ’60, cambiasse la maggioranza e fosse eletto un Papa dell’America Latina, o un Papa Africano? E se a San Michele giungesse un prete ancora più illuminato di Don Angelo?
Come dicevo nell’ultimo post di risposta a Don Pino, nella chiesa italiana e mondiale esistono una miriade di esperienza che contrastano (dialogando e relazionandosi) con la linea contemporanea della Chiesa. Sono esperienze di partecipazione che partono dalla base (dalle persone) tendenti a vivere l’essenza del messaggio evangelico (semplicità, accoglienza, dialogo, impegno, coerenza, ecc...) e che rifiutano il compromesso, il potere, il beneficio, l’intrallazzo, l’imposizione.
Io, insieme a tanti altri amici (don Pino, posso aggiungere il tuo nome?) sono “nato” in questa “cultura” e personalmente sono consapevole e contento di aver vissuto una esperienza illuminante. Nel dialogo che dovrebbe esistere nel mondo cattolico inserisco la mia voce e la mia esperienza… è un peccato?

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