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Può succedere che una discussione si sviluppi intorno ad un argomento non banale e interessante, come’è quello della parrocchia, dell’oratorio, del rapporto o non rapporto chiesa/politica, e poi inevitabilmente le decine di rivoli in cui si dirama il pensiero e l’interpretazione di noi tutti prenda delle pieghe non volute o che non è possibile controllare (altrimenti divverrebbe censura) e verso le quali non è assolutamente detto che il responsabile del sito e i collaboratori siano d’accordo.
Anzi, quando i toni diventano gratuiti ci dissociamo apertamente pur senza stare a ribadirlo tutte le volte.
Innanzitutto, chi scrive (e così Rocco) usa sempre firmarsi.
Ma ci siamo resi conto che il non dichiararsi (per motivi che a volte possono essere condivisibili e a volte no) dà l’opportunità anche a chi non vuole farsi identificare di far sentire la propria voce senza condizionamenti.
Alla stregua in cui il voto segreto protegge da eventuali “ritorsioni” o controlli il cittadino che così è libero di scegliere senza manipolazioni.
Detto questo è innegabile come il discorso sia spesso deragliato con commenti che sia io che Rocco non condividiamo, ma che di fatto rappresentano anch’essi una voce dietro la quale c’è una persona e quindi un pensiero condivisibile o meno che sia.
Filtrare tutti i commenti (come viene fatto continuamente) su ciò che deve essere pubblicato e su ciò che va cestinato, è un compito estremamente difficile perché ci si muove costantemente sulla sottile linea che divide la censura dal diritto di espressione garantito dall’art. 21 della costituzione.
Con in più l’inevitabile componente soggettiva per cui ciò che è deprecabile per alcuni può non esserlo per altri e viceversa.
L’argomento poi è cosi storicamente complesso che il forum non è che una piccolissima ed infinitesima parte di tutto ciò che ruota intorno.
Ma anche questa infinitesima parte ha diritto di cittadinanza purchè, ovviamente, si rispettino alcuni parametri.
Chi li stabilisce questi parametri?
Di quelli talmente ovvi e scontati se ne fa carico la redazione.
Per quelli più “sottili” e come dire “interpretabili”, ci affidiamo alle regole della democrazia cercando di salvaguardare la libera espressione fino a che questa non sconfini nell’offesa palese o nell’insinuazione non accertabile.
Certo, se qualcuno vuole esprimere un proprio disagio è naturale che i toni siano adeguati al sentimento che li origina e quindi le espressioni non possono che essere forti.
Ma qui capite tutti la difficoltà nel gestire un materiale che si può prestare a interpretazioni completamente differenti, se non opposte, perchè ognuno le analizza con il proprio retroterra culturale, sociale ed emozionale.
Midiesis deve garantire (ed è così) di muoversi negli ambiti della correttezza e dell’onestà intellettuale (anche se ciò significa, quando si esprime il proprio pensiero, essere a volte scomodi), senza partiti presi a priori, nella convinzione che il confronto (anche su un sito) è sempre indice di democrazia ed è pronto a rivedere in ogni momento le proprie opinioni quando la realtà dei fatti lo richiede, auspicandosi che sia così anche per gli altri.
E’ ovvio che in un contenitore del genere ci stia un po’ di tutto, ma è grazie a questa opportunità che disponiamo che si è potuta leggere una lettera emotivamente forte come quella scritta da Stefania.
Che altrimenti sarebbe rimasta una voce strozzata, senza alcuna visibilità e senza alcun riscontro.
Evito di dilungarmi sulle solite banalità sul fatto che sta a noi fare un uso adeguato del mezzo che adoperiamo ecc., ecc., tanto è banale e scontato il concetto.
E mi riaggancio a quanto detto da Don Pino (che saluto) sull’opportunità di far leggere il post di Stefania a Don Tony.
Anzi, perché non andare oltre organizzando un incontro tra tutti noi alla presenza di Don Pino e Don Tony in cui poterci confrontare pacatamente?
Midiesis se ne fa carico di lanciare l’iniziativa.
Aspettiamo risposta.
nando
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