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di Emilio Marrese
Roma. Dove finisce il nostro otto per mille? Come ogni anno l’Aduc, associazione per i diritti di utenti e consumatori, prova, un po’ faticosamente, a ricostruire la risposta in un dossier che qui anticipiamo. La Chiesa cattolica, intanto, si conferma la principale beneficiaria dei contribuenti italiani, incassando circa nove decimi dell’intera somma. Lo Stato, invece, devolve ai progetti umanitari solouna minima parte (il 5 per cento) della sua quota.
Colpisce che solo 4 italiani su dieci esprimano una scelta sulla loro dichiarazione dei redditi. Ma, siccome la norma prevede che comunque l’otto per mille dell’intero gettito Irpef venga distribuito ai sette soggetti aventi diritto, ne consegue che, anche se solo tre italiani su dieci scelgono esplicitamente la Chiesa cattolica, di fatto nove su dieci devolvono al Vaticano il loro otto per mille.
Infatti, i soldi non assegnati dai contribuenti (sono il 60 per cento dell’intera somma) vengono ridistribuiti in proporzione alle preferenze. Eccezion fatta per i Valdesi e per le Associazioni di Dio, che hanno rinunciato alla seconda distribuzione: i soldi in più che spetterebbero loro finiscono allo Stato.
Nei prossimi anni entreranno tra i beneficiari anche l’Unione buddista, l’Unione induista, i Testimoni di Geova e la Chiesa apostolica italiana.
La Chiesa cattolica è l’unica che ha diritto ad un anticipo annuale, senza aspettare i tre anni necessari per i conteggi. Su oltre 900 milioni, la Cei ne assegna agli interventi caritativi 195 (di cui 80 al Terzo Mondo).
“L’unica confessione che presenta un rendiconto dettagliato al centesimo” afferma l’avvocato Annapaola Laldi, curatrice del dossier Aduc, “è quella delle Chiese Valdesi, che danno modo al contribuente di risalire alle singole associazioni cui è stato girato il denaro”.
Lo Stato ha bocciato tutte le domande pervenute per le calamità naturali (per 52 milioni di euro), l’assistenza ai rifugiati (8,3 milioni) ed i beni culturali (564 milioni). Ha finanziato lo le 25 domande ricevute per la fame nel mondo: 7 interamente e 17 parzialmente (la Caritas diocesana di Prato ha ricevuto 412.280 euro).
Il Governo, quindi, ha accolto 25 istanze su 1601: il 2,81 per cento. Tutti gli altri soldi se li è tenuti per “urgenti impegni statuari correnti e straordinari”.
Dal 2000 al 2009 solo in due anni (2000 e 2003) sono stati rispettati gli scopi di legge (“interesse sociale o carattere umanitario”). La Finanziaria ha stabilito che l’anno prossimo lo Stato si terrà 35 milioni, mentre nei due successivi ne tratterrà 80 all’anno lasciando, come per il 2006, solo le briciole ai progetti umanitari.
Il Venerdì di Repubblica