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Submitted by lemico on Mer, 2010-01-06 17:23.

Carissimo Romanelli, volevo ancora dirti che le tradizioni e la cultura contadina dei nostri nonni si sono una bellissima cosa, ma purtroppo in tutto questo c’è un piccolo difetto, le tradizioni e la cultura non si possono mettere in padella, non ti puoi riempire la pancia con la cultura e le tradizioni. La cultura e le tradizioni contadine le potrei portare avanti io o altri come me che hanno altre risorse, ma tutta quella gente che non ha le nostre risorse?
La cultura e le tradizioni che tu decanti non hanno impedito a migliaia di contadini e figli di contadini (io tra questi) di abbandonare la propria terra ed andare altrove in cerca di miglior fortuna per non morire di fame.
In ultima analisi il problema non è ne nei piccoli appezzamenti di terra ne nelle grosse aziende agricole, ne nei modi in cui essi sono condotti.
Il problema è in ciò che si trova in mezzo tra la base cioè il coltivatore e l’utente finale cioè l’acquirente-consumatore. I guadagni non sono equamente distribuiti, non è giusto che chi lavora di più e rischia tutto (basta un nulla per perdere tutto il raccolto) guadagni le briciole e gli altri della catena si arricchiscano.
E’ qui che bisognerebbe intervenire non accorpando la terra, non è formando cooperative che poi alla fin fine creano solo altri problemi.
Come gia detto nel mio post si dovrebbe formare una associazione di coltivatori i quali riunendosi e discutendo dovrebbero stabilire i prezzi del mercato, non lasciare fare i prezzi alla benevolenza dei compratori.
Non è giusto dare sempre la colpa allo Stato, alla politica o ai vari enti pubblici, cerchiamo di alzare prima noi la testa, non dire anche se ci rimetto devo coltivare lo stesso è sbagliato è una grandissima fessaggine. Certo il controllo anche da parte dello Stato è giusto ed e doveroso che ci sia, ma non imporre che io debba coltivare per forza la terra, a questo punto saremmo allo schiavismo.
Basta per ora. Ciao

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