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La tua riflessione mi porta ai racconti di mia madre quando, all'età di 7 - 8 anni, andava a raccogliere le olive con le mani e a volte scalzi. Ricordi di sacrifici e povertà.
La sua generazione ancora per poco tempo riuscirà a curare "il giardino del Salento" con amore e passione, quel giardino che incanta gli inglesi, gli svedesi, e tutti i turisti italiani e non che vengono a godere della bellezza della nostra terra.
La generazione successiva, la mia, cerca tra i vari altri impegni di portare avanti la campagna. Ma non è la stessa cosa.
Tra circa 50 amici miei coetanei solo due si sono dedicati esclusivamente al lavoro della terra, gli altri sono andati via da San Michele, o fanno altri lavori, relegando la cura dei campi di proprietà nelle ore libere e con grossi sacrifici e costi.
Penso che nei prossimi anni, con la scomparsa della vecchia generazione dei nostri padri e nonni, il territorio potrebbe subire un ulteriore abbandono e/o essere svenduto.
Non basta, secondo me, la promozione del territorio ai fini turistici, ci vuole anche un aiuto affinche il nostro "giardino" possa essere curato e mantenuto tale come è accaduto fino a questi anni.