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Accomodatevi prego, la farsa ritorna


inviato da Nando De Vitis
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Puntuale, anche se con periodicità non costante, ritorna la farsa delle elezioni.
Quest’anno ci toccano provinciali, europee e, in alcune città, comunali.
E puntuale si rimette in moto il circo “Fatebene fratelli & fauna affine”.
Maghi, ballerine, nani, acrobati, politicanti ubiqui, ex di tutto e profeti del niente, giocolieri, clown, tutti nel gioco dell’”un due tre stella” e subito pronti, al momento del fischio di “tutti fermi i giochi son fatti” ad occupare la casella ancora vuota.
Chi se ne frega se quella ora disponibile sta dall’altra sponda rispetto a quella della volta scorsa; la parola d’ordine è esserci, a tutti i costi.
Nemici che diventano neo-amici e viceversa, partenze, ritorni, ammucchiate a destra come al centro e come a sinistra, a livello locale, provinciale, nazionale ed europeo per tutte le stagioni e a tutte le latitudini.
Patti, strette di mano, la convinzione (il mio amico Michele direbbe la faccia tosta) nel propinarci la solita filastrocca: che questa è la volta buona, questa è la coalizione giusta, questo è il programma migliore, pensato, ovviamente, per noi.
E le volte scorse, quando dallo stesso palco, dalla stessa trasmissione televisiva, dalla stessa pagina di giornale, gli stessi personaggi di oggi stavano in tutt’altro ovile e ugualmente giuravano che quella (quella di allora) era la coalizione giusta?
Tutto caduto in prescrizione e coglione chi non cambia mai idea ed ideali, chi si ostina a restare sempre sulle sue posizioni, perché solo gli stupidi non cambiano mai.
Vuoi mettere l’ebrezza di un bel salto alla cavallina con volteggio acrobatico e atterraggio, sempre in piedi, oggi di qua e domani chissà, rispetto a chi si intestardisce in una coerenza ormai fuori moda a pensare sempre le solite cose?
Lo giuro che non faccio polemica.
E nemmeno mi metto dalla parte dei buoni.
Casomai dalla parte dei rompicoglioni, quelli che ripetono sempre le stesse cose.
E con la ferma determinazione di controbattere il semplicistico luogo comune “critichi tutti per non criticare nessuno”.
No, io critico tutti senza escludere nessuno, che è diverso.
E sono talmente convinto che in politica ci si muova solo sull’asse dei numeri negativi che quei pochi soggetti corretti e coerenti, casomai dovessero davvero esistere, non sono nemmeno l’eccezione che conferma la regola, piuttosto anomalie che servono allo stesso sistema, uno specchietto per le allodole per distogliere lo sguardo del cittadino dal marcio imperante della casta, in modo da lasciare tutto così com’è.
Risparmiatemi per favore la solita filastrocca del “perché non fai qualcosa invece di criticare”?
La politica non mi interessa; questa politica non m’interessa e la lascio fare a chi è in grado di scendere a compromessi dalla mattina alla sera, perché sennò l’altra alternativa è di lasciar stare.
Ma non per questo perdo il diritto di dire la mia, con la convinzione che l’atto di indignazione è uno degli ultimi lussi che posso/possiamo ancora concedermi/concederci in nome della libertà di pensiero; così come il mio non voto rimane l’atto di accusa e la ribellione pacifica nei confronti di questa eterna e insopportabile farsa.

Ferdinando De Vitis

“Ho sempre avuto poche idee, ma in compenso fisse” - F. De Andrè

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