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Angela Gatti

la prima cantante a San Michele Salentino

 

Angela Gatti è stata la prima cantante a San Michele Salentino. La sua testimonianza assume una forma che va al di là del solo aspetto artistico musicale. Ci auguriamo di suscitare in lei la voglia di raccontarci ancora altri aspetti e aneddoti della sua vita artistica, in quanto la riservatezza e la discrezione  non le consentono di parlare volentieri di quel che la riguarda, se non con  poche persone amiche e, magari, sorseggiando un caffè, attorno ad un tavolo, in un’atmosfera  familiare e raccolta. Già l’idea di comunicare via etere, senza la presenza immediata e fisica dell’interlocutore, la imbarazza non poco.

Comunque, la presenza di questa pagina testimonia anche il tentativo di superare le difficoltà (noi apprezziamo molto) nel concordare il puzzle dei momenti più significativi della sua esperienza musicale. 

Quando e come è nata la passione per la musica? Essa, come le diceva il suo papà, è nata con Angela, poiché, ancora in fasce, a suo dire, al  posto della “lallazione”, pronunciavo vocalizzi. Quando, poi, cominciò a muovere i primi passi, ovunque, tra parenti ed amici, bastava  una sedia o un tavolo per esibirsi, riscuotendo sempre tanti consensi.

All’ingresso della scuola materna, nel 1959, l’insegnante Paola Elia di Ceglie  Messapica la ascoltò cantare, accompagnandola al suo pianoforte, qualche motivo dello “zecchino d’oro”. Ne fu talmente entusiasta che le assegnò più ruoli da protagonista nelle varie recite scolastiche, poiché, le  esibizioni di Angela, riuscivano ad adunare sempre tanta gente. Cominciarono a pervenire numerosi inviti per rallegrare matrimoni, battesimi e feste varie.

Così pure alle elementari, l’insegnante Vittoria  Leo, dal 1961 al 1965, la esaltava, sottolineando spesso il suo talento attraverso l‘attribuzione di ruoli primari nelle manifestazioni natalizie, carnascialesche e quant’altro. Frequentando, poi, l’Azione Cattolica, l’ex parroco, Don Michele Pantaleo, la invitò a cantare in uno degli spettacoli organizzati, sulla falsa riga del  festival di Sanremo, allora molto di moda, al fine  di creare  momenti socializzanti per i ragazzi, dove per la verità, la cosa, spesso, sfociava  in  situazioni di grande  competizione e dissapori  poiché, tutti, ambivano al primo premio, animati da poco spirito collaborativo e democratico.

 

Festival del Salento - 1972 - San Michele Salentino
Angela Gatti con "The new impact": Domenico Lino, Rubino Ariosto, Enzo Venerito

 

Nel 1966, ci  fu il primo “festival  sammichelano”, dove Angela Gatti vinse la sua prima “coppa d’argento”. Si svolse nell’arena di un circo che ospitò quasi tutto il Paese. Da  qui la notizia si sparse in tutti i comuni viciniori in cui  fu invitata a partecipare alle varie manifestazioni, o come concorrente, o come ospite. Fù una escalation di premi  e dimostrazione di stima ed affetto.

In seguito, negli anni dell’adolescenza, consolida lo scambio  esperienziale con vari gruppi musicali della zona (il suo repertorio era costituito dai successi degli idoli del momento (intramontabili): Battisti, Patty Pravo, Mina, Beatles...), partecipando a molti spettacoli, sia in  teatro che in piazza, a volte anche con personaggi noti dello spettacolo.

Le chiediamo se il fatto di essere donna (nel contesto socio-culturale degli  anni 60-70) sia stato condizionante nel perseguire questa passione.

"Certo, in un contesto  socio-culturale di grande arretratezza, dovuta più che altro alla poca presenza dei mass media e all’inviolabilità di modelli consacrati alla tradizione, che voleva la donna costretta tra le mura domestiche, affermarsi in un settore come quello dello spettacolo, altamente demonizzato, in quanto considerato mondo di perdizione, rappresentava, per una ragazza, la maniera di sovvertire lo status quo fino a quel momento mantenuto e preservato. Ma io posso affermare, con tranquillità, di non essere  stata mai  profondamente coinvolta da tutto questo in quanto, personalmente, reputavo (anche adesso) naturale, legittimo nonché lecito fare le cose in  cui credevo  e che mi piacevano. Inoltre la mia famiglia  mi sosteneva, mi guidava e mi consigliava al meglio per dedicarmi, con serenità a questa mia passione. E, poi, io ho sempre vissuto tutto quello che facevo con grande distacco dalla realtà: il mio mondo erano il canto, la contemplazione per le cose belle, la mia creatività, la mia  fantasia, la pittura, il bricolage, lo sport, lo studio e tanti altri interessi che m’impedivano di soffermarmi più di tanto a considerare gli ostacoli  derivanti da  una mentalità  miope e ristretta".

Verso i vent’anni, nel momento in cui si decide cosa fare da grandi,  c’è  una  svolta nella sua vita: il matrimonio, due figli, il lavoro  come insegnante, che, come è noto, logora le corde vocali cosicché la sua voce subisce  continue alterazioni. Ciò sancisce l’addio definitivo al canto in pubblico.

"Ah! Ma io qualche  volta  canticchio, tra una ricetta ed un  bucato! Obbedisco a quella spinta  irrefrenabile che non si è mai assopita e che è intrisa di tanta memoria di quello che è stata la più bella esperienza dei miei primi vent’anni”.

Sarebbe bello rivederla cantare di nuovo, magari tra pochi amici, casomai gli stessi con cui ha condiviso le esperienze più belle. Chissà cosa potrebbe accadere...