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      Biografia   
       
      
       
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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 La incontriamo nella sua campagna in contrada “Cutura” in compagnia dei suoi figli Alma e Alex, rispettivamente di 3 e 1 anno: sguardo dolce e deciso, voce tranquilla come la notte estiva che si avvicina.   Ora
      a danzare sono le sue parole, la musica, lo stridulare soffuso dei grilli,
      il ritmo, il dondolo sul quale è seduta. Le sue parole rincorrono i
      ricordi dell’infanzia vissuta qui, a San Michele: le cugine con cui
      giocava nei pomeriggi caldi dell’estate, quando tutti erano a riposare;
      in via De Gasperi c’era l’orto della nonna dove ci si incontrava per
      emulare Canzonissima, la scuola di danza; i giochi di una volta che ormai
      nessun bambino fa più, realizzati con i materiali presenti come “li
      pitrudd” (sassolini), le casette, i tacchi delle signore ricavati da
      scatolette di latta, quelle dei pomodori pelati. Poi il ricordo della zia
      che le faceva “scurciuleje la menel” (sgusciare le mandorle), il
      sapore delle fave accompagnate dai peperoni o dalla cipolla, integrati
      dalle nostre verdure selvatiche: “sckattapètr, cicurèdd e zangun”. Pompea
      aveva sei anni quando con suo padre Michele parte per Torino.
      Successivamente li raggiungeranno il fratello di un anno e la mamma.
      L’idea è quella di rimanere lì giusto il tempo di operare all’ernia
      suo fratello e poi tornare giù. Ma a volte nella vita le strade prendono
      direzioni impreviste. Suo padre trova lavoro, poi, a Torino vivono gli
      zii, insomma si decide di rimanere. La mamma iscrive subito Pompea alle
      elementari e contemporaneamente ad una scuola di danza per realizzare un
      suo sogno, una sua passione: sua figlia, una ballerina. 
 Nel 1971, Pompea ha 9 anni, in un incidente sul lavoro muore il papà. Tutto ora cambia nella famiglia Santoro. Per motivi chiaramente economici la mamma decide di ritirare Pompea dalla scuola di danza, ma il maestro Sabatini si fa carico personalmente della situazione, perché anche lui è consapevole delle potenzialità e del talento della piccola. Successivamente interviene a sostenere le spese della scuola anche l’azienda dove il papà lavorava (Calcestruzzi Torino). Pompea continua negli studi ed il maestro Sabatini ha un occhio particolare per lei: invita insegnanti di alta qualità presso la sua scuola per alzare ancora di più il livello artistico e tecnico, tra cui Carola Zingarelli (Scala di Milano) Margarita Trayanova (Opera di Sofia) Jean Marie Dubrul (Francia) ed altri ancora. Si spazia dalla danza classica a quella moderna, dal jazz alla danza spagnola e russa, insomma si fa di tutto. All’età di 16 anni il maestro Sabatini la porta al concorso “Tersicore” di Brescia con una variazione della “Carmen” di Alonso insegnata dalla sua allora insegnante M. Trayanova. Ci racconta che dopo l’enunciazione dei primi tre vincitori “percepiva” di essere stata molto apprezzata dal pubblico ed infatti, con molta sorpresa e per premiare le sue doti, la giuria le assegnò un premio speciale “per particolare talento artistico”. E’ l’inizio di una carriera artistica di grande successo che la porterà da lì a poco a partecipare ad un altro grande avvenimento, se vogliamo dire, anche storico: il primo “Festival dei due Mondi” di Spoleto. E’ Alberto Testa, già membro della giuria del concorso “Tersicore”, ad invitarla a Spoleto a seguito della rinuncia, per motivi di salute, di una ballerina . E qui, sempre con la variazione della “Carmen”, tra i ballerini della Scala di Milano, ancora successo. Al termine della manifestazione riceve da Pippo Carbone allora condirettore di Birgit Cullberg e che era presente nel pubblico, la proposta di ballare nel Cullberg Ballett di Stoccolma (Svezia), proposta che lascia Pompea un po’ dubbiosa in quanto non conosceva la prestigiosa compagnia svedese e poi proprio in quel periodo aveva superato gli esami di ammissione per accedere alla Scuola della Scala di Milano, ammissione voluta specialmente dal maestro Sabatini e dalla mamma. Non sa che fare. Ricorda di aver fatto gli esami, così, per gioco, inconsapevole del prestigio di studiare nel teatro più importante d’Italia, e poi non le interessava, non era la cosa a cui ambiva.   
 
 Pompea
      ha 16 anni quando nel 1978, dando dimostrazione di maturità,
      responsabilità e autosufficienza, decide di partire in Svezia per ballare
      nel Cullberg Ballett e poi a distanza di un anno ritornare a Torino.
      Pompea per la prima volta fa la conoscenza di uno stile diverso: la danza
      contemporanea, non sapeva neanche che esistesse. Prova in poche parole a
      spiegarci la differenza tra la danza classica e quella contemporanea. Ci
      dice che la prima è basata su regole, i passi sono catalogati ed
      identificati, un po’ come leggere ed eseguire un brano musicale, bisogna
      aver acquisito le capacità tecniche per poi “divertirsi”
      nell’esecuzione. La danza contemporanea, al contrario, è libera da
      regole e schemi, anche se una buona preparazione della tecnica classica è
      sempre fondamentale, essa è molto piú libera artisticamente e
      fisicamente ed ogni coreografo può inventare uno stile diverso e
      inventarsi dei passi spaziando nella creatività e libertá assoluta. Lo
      stile di Mats Ek, figlio della fondatrice del Cullberg Ballett di
      Stoccolma, Birgit Cullberg, evoluzione più elaborata ed espressiva dello
      stile della madre, piace moltissimo a Pompea, la quale scopre finalmente
      la sua inclinazione per la danza contemporanea. Rimarrà a lavorare con
      Mats Ek nella compagnia del Cullberg Ballett 
      per 24 anni, ha inoltre la possibilitá di lavorare con coreografi
      molto importanti tra cui: Jiri Kilyan, Nacho Duato, Carolyn Carlsson e
      Ohad Naharin, calcando i palcoscenici più importanti a livello mondiale.  La
      compagnia viene in Italia quasi ogni anno, ma è nel 1980 che il
      coreografo Sebastiano Coppa la invita alla Scala di Milano in occasione
      del festival “Nervi, mia cara” ad esibirsi per la prima volta come
      ospite. La seconda volta che viene in Italia, risale al 1989, anno in cui
      riceve il premio “Positano Danza” consegnato da Alberto Testa, al
      quale vanno i meriti della scoperta del talento della Santoro. Insegnare
      le coreografie di Mats la soddisfa di più rispetto al ruolo di ballerina,
      ruolo che continua a svolgere sempre sull’onda del successo. La doppia
      veste di preparatrice e protagonista sul palco, incontra successo e
      soddisfazione proprio in Italia, nel 1997, con “Giselle” di Mats, alla
      Scala di Milano. E’ Elisabetta Terabust ad invitarla chiedendole di
      preparare il balletto e ballarne il ruolo principale con Massimo Murru.
      Pompea ci dice che è stata un’esperienza bellissima anche perché per
      la prima volta ha ballato con musica dal vivo eseguita dall’orchestra
      della Scala, così come in questi ultimi tempi danza accompagnata dal
      vivo, durante la lezione di danza da suo fratello Cosimo, maestro di
      musica al Teatro Nuovo Torino. Successivamente ha rimontato sempre la “Giselle”, all’Opera di Parigi e all’Opera di Gothemborg (Svezia).    
 
 L’aver ballato alla Scala nel 1997, suscita in Pompea un senso di compensazione per aver raggiunto una delle “mete” più ambite per una ballerina e decide, quindi, di fermarsi un attimo e pensare un po’ al desiderio forte di avere un bambino. Nel 1986 con Veli Pekka Peltokailo, ballerino del Cullberg Ballett, nasce una storia d’amore durata tanti anni. Nel momento in cui si decide di avere un bambino, Pompea da brava italiana, pugliese e sammichelana, reclama il matrimonio, suscitando mera perplessità da parte del compagno Veli, di certo vincolato alla sua cultura scandinava: Veli è il compagno ideale e poi sono stati bene in tutti questi anni. Si sposano a giugno del 1998, con rito civile, alle ore 9.00. Un’ora più tardi arrivano in teatro, per lavorare, comunicando “l’avvenimento” a tutti gli amici e colleghi, i quali festeggeranno i nuovi sposi. La festa continuerà in Finlandia dai parenti di Veli e a San Michele Salentino in contrada “Cutura” con i parenti di Pompea. Nel 1999 nasce Alma. Pompea non avverte più il desiderio forte di ballare e decide di insegnare le coreografie di Mats sempre con grande soddisfazione e divertimento, ruolo che la porterà, in quegli anni, in giro per il mondo in compagnia della piccola Alma. Nel 2001 nasce Alex e Pompea ritrova una perfetta forma fisica che la stimola e l’invoglia a danzare nuovamente. 
   Il
      progetto più importante, nel quale Pompea è stata impegnata 
      e che spera  si
      arricchirà di nuove prospettive, nasce nel 1994, in occasione
      dell’inaugurazione dell’Auditorium del Lingotto di Torino, a 
      cui il Cullberg Ballett partecipò capitanato da Pompea nel ruolo
      di “Carmen”, questa volta di Mats Ek, riscuotendo grande successo di
      fronte a 2000 spettatori circa. In quella occasione Pompea incontra Gian
      Mesturino, Direttore del Teatro Nuovo di Torino, il quale le propone una
      collaborazione professionale/artistica. In concreto la prima proposta fu
      quella di ballare nella sua compagnia, ma Pompea la rifiuterà. Accetterà,
      invece, l’incarico di “consulente artistico” del Teatro Nuovo di
      Torino, partendo sì con progetti ambiziosi, ma che, per vari motivi di
      carattere strutturale e di impegno professionale, si ridimensioneranno
      pian piano. Oggi le cose sono cambiate, in quanto Pompea, vicino al pensionamento (gli artisti in Svezia godono di questo privilegio poiché bastano almeno 20 anni di attività artistica per essere collocati in pensione), è ritornata a Torino, dove vive la sua famiglia e dove continuerà ad occuparsi della consulenza artistica della compagnia del Teatro Nuovo, ma questa volta anche nella veste di ballerina. Contemporaneamente continuerà anche la collaborazione con Mats Ek, in qualità di assistente, con il quale già ad ottobre sarà impegnata a Londra al Coven Garden per riprendere “Carmen” con Sylvie Guillem (una delle piú grandi ballerine dei nostri tempi). Altri progetti sono nell’aria, ma Pompea preferisce non parlarne. Ci assicura che ci farà sapere quando si concretizzeranno, per renderli anche noi di pubblico dominio, tramite il nostro sito internet, in cui, ci auguriamo, si parlerà anche dei figli d’arte Alma ed Alex. 
   Pompea
      ci racconta uno dei tanti aneddoti accaduti nel corso della sua carriera.
      In particolare ricorda con simpatia l’incontro con il grande ballerino
      russo Rudolf Nureyev,  avvenuto
      agli inizi degli anni ’80, quando fu invitato a ballare nel Cullberg
      Ballett per la realizzazione di una produzione artistica (Miss Julie di
      Birgit Cullberg) che durò 3 settimane. La nostra protagonista ebbe allora
      un ruolo di secondaria importanza, però gli fu data l’opportunità di
      ballare con Rudolf Nureyev una parte del balletto della durata di alcuni
      minuti. Conclusosi l’evento artistico, si ritrovarono tutti e due in
      aereo che faceva meta a Parigi: Pompea, in 2^ classe, andava a trovare
      un’amica e Nureyev, logicamente in 1^, rientrava a casa. Con molta
      sorpresa l’allora giovane Pompea fu invitata in 1^ classe, a sedersi
      accanto al ballerino e a gustare lo champagne che si accingeva a bere.
      Ricorda che fu molto divertente, nello stesso tempo onorata di quella
      accoglienza: in fondo Pompea non era nessuno, si era creata in sole tre
      settimane un’amicizia per lei importante! “Una persona veramente
      straordinaria che mi ha lasciato dentro qualcosa di incancellabile”,
      ci dice.   Pompea
      con Rudolf Nureyev
       Io
      e l’amico Pino Calò, che tra l’altro ha organizzato questo incontro
      con Pompea, proponiamo un paio di domande a conclusione di questa
      interessante ed emozionante chiacchierata. Un’altra cosa che ho imparato con il passare degli anni, e che ora insegno ai giovani ballerini, è il saper misurare l’energia e comporre i movimenti con la mente ballando peró con il cuore o meglio, riuscire a trovare la libertà nel controllo e nella precisione. Questo è comunque un argomento su cui si puó discutere ore intere!” Pompea,
      in fondo chi è? O meglio, qual è il ruolo preferito che ha interpretato?   E’
      tardi. Alma e Alex dormono accoccolati vicino a mamma Pompea, tutti e tre
      ancora sul dondolo che piano piano comincia a rallentare il suo ritmo fino
      a fermarsi. Meravigliati nel vedere tanta dolcezza, ci sembra che il
      “ruolo” di mamma sia stato quello più riuscito. Pompea è
      d’accordo. 
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 Pompea Santoro danza "Giselle" di Mats Ek. La foto in Svezia è diventata un francobollo postale. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                 
           
          
           
         
        
                
          
       
 
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