Monografia tratta dal documento di preparazione al campo meridionale militanti della Gioc del 1988, scritta da Tommaso cinque mesi prima della sua immatura scomparsa.

"Mi chiamo Tommaso, ho 27 anni, da quasi dieci faccio parte dei gruppi della Gioc.

Vorrei descrivervi brevemente quello che è stato il mio cammino di coscientizzazione all'interno del movimento. Prima di iniziare questa esperienza, vivevo in modo molto passivo la mia vita, sia rispetto alla ricerca del lavoro, sia rispetto alla mia condizione di handicappato fisico e sia nel tempo libero. Quando si stava iniziando la Gioc a San Michele, io ero appena entrato in un gruppo parrocchiale, che si interessava dell'animazione del tempo libero. In questo gruppo, però, non riuscivo ad essere protagonista, perché eravamo troppi e trovavo difficoltà ad esprimermi. Cominciando a fare la revisione di vita, nel primo gruppo Gioc a San Michele, anche perché, bene o male, in questo gruppo bisognava parlare, ho iniziato ad aprirmi con gli altri del gruppo, sono stato interrogato da altre esperienze, ho incominciato ad approfondire le condizioni della mia vita e di quella degli altri, nonché della società in cui vivevo. L'iniziare ad esprimermi, il cominciare a prendere il gusto della parola, il cominciare a leggere qualcosa di più impegnativo, l'amicizia profonda con alcuni militanti, hanno provocato, anche se a fatica, molti cambiamenti nella mia vita. Ho iniziato a cercare lavoro attivamente, inserendomi in diverse cooperative.Sono diventato più estroverso nel rapporto con gli altri, in particolare con le ragazze. Ho avuto una maggiore attenzione rispetto alla realtà politico-amministrativa del paese in cui vivo.

Tutti questi cambiamenti, i nuovi contenuti che ho iniziato ad approfondire, mi hanno portato, in collaborazione con la zona, ad avviare un cammino educativo con un gruppo abbastanza numeroso di giovani lavoratori e disoccupati. Da questa esperienza, iniziata nel 1983, è venuto fuori un gruppo militanti, in cui attualmente sono inserito. Sono rimasti solo in cinque, però mi rendo conto che, in quasi tutti quelli che hanno smesso, l'esperienza ha certamente inciso su alcuni aspetti della loro vita, come il passare diversamente il tempo libero, l'interrogarsi più profondamente sulle proprie contraddizioni. E poi è rimasta l'amicizia con alcuni di loro.

Attualmente sono responsabile di zona della Gioc di San Michele e sono impegnato in un ruolo esterno di appoggio ad alcune esperienze di aggregazione che stanno partendo.

Dopo quasi dieci anni, pur in presenza di tanti aspetti positivi e di crescita, il mio cammino di coscientizzazione subisce ancora molte interruzioni. Mi rendo conto di avere troppe paure, che non sempre riesco ad essere pienamente coerente. Questo perché, innanzitutto, a 27 anni mi trovo, nonostante tutte le esperienze fatte in cooperazione, punto e daccapo, non avendo lavoro. Questo, purtroppo, provoca in me il riemergere di un atteggiamento di passività, di non impegno nella ricerca dell'occupazione.

Un'altra situazione che, in passato, mi ha fatto vivere con difficoltà la militanza, è stata quella dell'affettività, nel senso che l'innamorarmi di una ragazza, ha provocato un graduale rallentamento del mio impegno, fino al punto di avere avuto, nel 1986, la tentazione di lasciare tutto. Un altro limite che incontro è relativo alla mia formazione culturale. Mi rendo conto che, da un po' di tempo, trovo difficoltà non solo ad informarmi su ciò che succede, ma anche a vivere senza superficialità una formazione continua e permanente, aperta ad esperienze culturali esterne, tesa alla conoscenza di problematiche che vanno oltre l'ambito ristretto del mio piccolo paese.

Nonostante tutti questi limiti, ho assunto momentaneo impegno di seguire un'esperienza di aggregazione con alcune ragazze, sostenendo il lavoro di una militante, perché ritengo decisivo rilanciare il lavoro di base nella zona, visto che negli ultimi anni ci sono state diverse esperienze fallimentari.

Infine, proprio in questi giorni, sto meditando sull'idea di entrare attivamente nel Sindacato, che vedo come sbocco naturale rispetto all'esperienza fatta con i giovani lavoratori in questi anni, ed anche perché potrebbe rappresentare, in futuro, un'occupazione".

 

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