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Benvenuti nel mondo di Sara


Avevo 17 anni quando ho cominciato ad ascoltare le canzoni di De Gregori. Era la fine degli anni ’70 e le radio libere trasmettevano Pablo, Rimmel, Generale. La mia chitarra era lì, appoggiata al muro da 10 anni, inutilizzata, perché non c’era stata la possibilità di imparare a suonarla; ma in quella mia tarda adolescenza le corde cominciarono a vibrare. Passavo ore ed ore a “sbobinare” le canzoni di Francesco per trascriverne i testi, capire gli accordi, gli arpeggi. Quelle canzoni mi trasportavano in una dimensione parallela a quella della vita reale: era come se viaggiassi su un aereo e dal finestrino vedessi le mie esperienze scorrere sulla linea dell’orizzonte, sostenute dalla forza di quelle parole. Altre volte le due dimensioni si incontravano e tutto diventava, allora, poesia.
“I musicanti accordano i violini. Stasera suoneranno sulla luna. E non importa niente, se la gente del caffè non capirà la loro anima. I musicanti non piangono mai”.
Qualche volta ho pianto, invece, ma ho suonato e cantato sulla luna molte volte quelle canzoni. E non so se la gente che mi ha conosciuto, abbia capito la mia anima, ma tante volte si è librata nell’aria fino a raggiungerla.
Poi son passati tanti altri anni, 28 per l’esattezza, ed in uno dei rari viaggi lunari che mi capita oggi di fare, ho incontrato e conosciuto una ragazza. “Legato ai suoi fianchi, con un filo d’argento, un vecchio aquilone la portava nel vento. Ed io la seguivo senza fare domande, perché il vento era amico ed il cielo era grande”. E’ strano come ci si possa incontrare quando il peso o la leggerezza degli anni, tanti o pochi che siano, impediscono alle persone di dialogare, capirsi, confrontarsi. Sara parlava la mia stessa lingua, frequentava gli stessi miei posti, amava le mie stesse canzoni. E ho ascoltato la sua anima cantare.
“…per chi vive all’incrocio dei venti ed è bruciato vivo, per le persone facili che non hanno dubbi mai, per la nostra corona di stelle e di spine, per la nostra paura del buio e della fantasia…”.

Nel tentativo di catturare ogni sussulto della intima sensibilità, Sara trascrive le parole della “sua anima” in uno specifico frangente temporale come se volesse quasi indicare che l’intera esistenza può racchiudersi in un minuto; come se l’unità di misura del tempo acquisisse parametri completamente opposti alle leggi della fisica, creando un mondo parallelo in cui gridare il proprio dolore, chiamare ad alta voce la speranza, consumare il fuoco della passione, asciugare il “sudore dell’anima”. Un film, in cui ogni fotogramma è talmente carico di quella intensità emozionale che rende film esso stesso, anche se dura un solo attimo.
E’ con questi parametri che bisogna leggere le poesie di Sara: lasciare che il tempo segua il proprio percorso fisico ed entrare in una nuova dimensione per “incontrarsi”, dove tutto è più umano, è più essenziale, è più vero.
“…perché non visitate la notte, che dicono ha due anime un letto e un tetto di capanna utile e dolce, come ombrello teso tra la terra ed il cielo…”
Ho capito cos’è la poesia attraverso le canzoni di De Gregori; ho capito che c’è un modo per “percepire” la realtà con la poesia e con questa viaggiare e visitare mondi in cui vorremmo vivere sempre, mondi legati alla realtà “con un filo d’argento”.
“Lui adesso vive ad Atlantide, con un cappello pieno di ricordi, ha la faccia di uno che ha capito ed un principio di tristezza in fondo all’anima, nasconde sotto il letto barattoli di birra disperata ed a volte ritiene di essere un eroe”
Benvenuti nel mondo di Sara e buona navigazione a tutti quelli che vorranno salpare sui mari dell’anima.

Rocco D'Urso

Introduzione al libro ISTANTANEA IN BIANCO E NERO di Sara Argentiero



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